Erano poveri mezzadri: comprano e ristrutturano un palazzo del 1700

Venerdì 22 Dicembre 2017 di Paola Treppo
Parziano Pressacco e Ilva Fongione a Palazzo Venier, a Gradisca di Sedegliano
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SEDEGLIANO (Udine) - È il cuore della piccola frazione di Gradisca, a Sedegliano, Palazzo Venier. A vederlo da fuori, pure imponente, a tre piani, col suo vasto solaio, non svela la meraviglia dei suoi interni: stanze decorate da affreschi alla maniera del Tiepolo, scale e scaloni ingentiliti da delicati stucchi, porte e portoni in legno finemente incisi, un salone nobile con un ballatoio imponente, dove domina un grande caminetto in pietra. Una reggia nascosta dal sasso delle “terre di clap”.

Lo costruì un prete veneziano 
Del resto, a voler questa casa come sua dimora, e a viverci per un periodo, era stato un alto prelato della Serenisima. Era il 1700 e allora, in questa parte del Medio Friuli, era lui il padrone, con vasti possedimenti terrieri, lavorati da mezzadri. Un uomo di Chiesa, insomma, che aveva voluto regalarsi una dimora in terra ferma che avesse sì le forma contadine del tempo, per non dar troppo nell’occhio, ma che disponeva di comodità e spazi di lusso, nobili.

Trecento anni fa, palazzo Venier non era così, come adesso: faceva parte di un caseggiato più ampio, la cui traccia si intuisce ancora, in parte, anche se framezzata da mura, offuscata da aggiunte successive, da interventi edili più recenti. Ma il cuore della dimora, che guarda la piazza di Gradisca e che fa angolo tra due strade, resta sempre lo stesso e, per ironia della sorte, è diventato di proprietà dei discendenti di chi, in passato, lavorava come mezzadro, nei dintorni di Sedegliano.

Lei arrivò in carro a tre mesi di vita 
​Ed è sempre grazie a chi questa dimora signorile l’ha comprata che l’edificio ha riassunto, nel tempo, il suo originario splendore, tornando a raccontare la sua storia, in parte ancora misteriosa e da ricostruire. Lo raccontano, non nascondendo il loro amore per questo palazzo in sasso, Parziano Pressacco, 73 anni, originario della frazione di Turrida, e sua moglie Ilva Fongione, 69 anni. Lei, originaria di Galleriano di Lestizza, dice che aveva solo tre mesi quando, proprio da Galleriano, mamma e papà la portarono a Gradisca, sopra a un carro. Era la sua nuova casa, quella borgata in mezzo ai campi, dove non c’era tanto lavoro.

Prima la vita da emigranti 
Per quello Parziano, che diventerà suo marito, aveva dovuto emigrare all’esterno, per guadagnarsi da vivere. «Stava bene là - dice con un sorriso Ilva -; era un rubacuori. Ma ogni tanto tornava in Friuli, per le feste, e quando ci siamo incontrati e innamorati ha deciso che non sarebbe più ripartito». La coppia decide di tentare la fortuna a Gradisca: «io non avevo molta pratica di bar - confessa lei - avevo una parente che gestiva una macelleria e non ce la facevo a stare dietro a quel banco». Ma l’osteria sì, poteva andare. «Avevamo avuto due figli ed erano già a scuola - dice Ilva -; io non riuscivo a star a casa a far niente e ho deciso di prendere in affitto il bar di Palazzo Venier; era il 1975. Parziano non era d’accordo all’inizio, poi quel luogo e quegli spazi sono diventati la sua vita, e la mia pure».

Un luogo di accoglienza per i viandanti
Quel che Ilva chiama bar, e che esiste ancora, era un antico punto di accoglienza per i pellegrini, per viandanti, creato nell’Ottocento, per chi aveva bisogno e passava per le terre di Gradisca. Lo testimonia l’immagine, affrescata, della Vergine Immacolata, con la sua corona di stelle, dipinta a fianco di quello che era l’antico ingresso della grande residenza nobile contadina.

Il restauro senza alcun contributo
Parziano prende uno spruzzino e bagna con l’acqua l’immagine sacra, che così riprende per un attimo i suoi colori: «Vede quanto è bella? Sarebbe da restaurare ma qui nessuno ci ha mai dato una lira e va detto. Abbiamo fatto sacrifici enormi per ristrutturare l’intera casa, con tanta gente che ha fatto tante promesse, mai mantenute». Il complesso non è tutelato e le opere di restauro le hanno pagare interamente Parziano e Ilva. La coppia l’ha comprata dai vecchi padroni e ci vive insieme da 42 anni.

Un locale sempre aperto, da secoli 
«L’abbiamo trovata che le scale per salire ai piani erano state tutte dipinte di nero - racconta lui-; non andava bene. Così, con i nostri soldi, spendendo undici milioni di lire, al tempo, chiamammo da Milano quattro restauratori. E così sono tornate alla luce le decorazioni originari, quelle stupende incisioni eseguite chissà quando sulle porte di legno. È stato un bel loro e ce n’è tanto ancora da fare. Noi siamo gente semplice, che non ha fatto scuole alte, ma sappiamo che intonacare con il cemento le mura di sasso è nascondere la storia della nostra terra, rovinare una casa che ha trecento anni e che è stata il cuore di una comunità, come continua a essere adesso». Sì, perché il bar, il “Bar al Palaz” o “Là di Parziano” è ancora aperto.

Il palazzo è aperto per le visite
Ilva e Parziano non sono gelosi della loro casa. Lui, che ha lavorato per tutta la vita con le sue mani per recuperare ogni pezzo di legno, ogni trave, ogni oggetto di questa casa, la apre con gioia ai visitatori, per Ville Aperte, con le feste del paese. Fa da cicerone, racconta, spiega. Ilva fa lo stesso: accompagna nel salone: «Noi non abbiamo studiato e ci fa tanto piacere che chi viene qui resti stupefatto dalla bellezza delle stanze, dal grande tavolo del salone, dalle scale, dall’affresco sul muro su cui è dipinta una porta che sembra vera e che invece è finta».

Una calda e serena accoglienza
Con i Pressacco, insomma, palazzo Venier ha mantenuto quella funzione di calda e serena accoglienza che aveva avuto fin dagli inizi dell’Ottocento, restando punto di riferimento per chi vive a Gradisca così come era stato per i contadini nel 1700. A dar loro una mano i ragazzi che gestiscono il bar, che intanto è diventato più grande, con un muro che ha chiuso l’ingresso principale, e ci sono anche i giovani della Pro Loco Ragazzi, che accolgono i turisti durante le giornate in cui questo grande edificio in sasso è aperto a tutti.
 

 

Ultimo aggiornamento: 23 Dicembre, 13:30 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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