Con allerta meteo a 2200 metri, tre ventenni salvati nella notte

Giovedì 10 Agosto 2017 di Paola Treppo
L'area in cui tre ventenni sono rimasti incrodati sul Picco di Carnizza a Resia
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VAL RESIA e TRIESTE - Soccorso nella notte sul massiccio del Monte Canin per ricondurre al sicuro tre ragazzi ventenni rimasti incrodati sul Picco di Carnizza per l’arrivo del buio durante la discesa dalla cima del Canin, in Val Resia. I ragazzi erano partiti mercoledì mattina alle 10 dal Ricovero Igor Crasso sopra Stolvizza in Val Resia, dove avevano pernottato e, percorrendo un tratto dell’Alta via Resiana, hanno risalito la Ferrata Julia lungo il versante settentrionale fino sulla cima del Monte Canin, dove sono arrivati intorno alle 18.

Colti dal buio e dal peggioramento del tempo
L’intenzione era poi, nonostante la tarda ora, di scendere lungo la cresta ovest del massiccio, attraverso il Picco di Carnizza e la Ferrata Grasselli, per pernottare al Bivacco Marussich, per il quale erano passati all’andata durante la traversata. Lungo la discesa, che avviene su una cresta a tratti molto esposta, sono stati colti dal buio e dal peggioramento del tempo; allora hanno deciso di fermarsi e di chiamare i soccorsi. Al buio infatti, nonostante le torce frontali di cui si erano muniti, non riuscivano a capire a che punto del percorso si trovavano, non avendo mai percorso l’itinerario.

Sotto un sasso strapiombante
La prima chiamata è arrivata tramite il Nue112 intorno alle 21.30 di ieri, mercoledì 9 agosto. I tre giovani, due ragazzi e una ragazza, lei G.B., 20 anni, di Torino, e i compagni di gita I.Z., 22 anni, ed E.T., 21 anni, entrambi di Trieste, erano in buone condizioni, in una posizione sicura, ma molto preoccupati. Sono stati rassicurati dal capostazione del soccorso alpino del Cnsas di Cave del Predil, invitati a fermarsi e mettersi al riparo sotto un sasso strapiombante, lontano dai cavi della ferrata, per attendere l’alba.

Troppo freddo e tanta paura
Dopo un po’ di tempo è arrivata una seconda chiamata: i giovani lamentavano di avere freddo e di temere il temporale. A quel punto, considerato il possibile peggioramento del tempo per l’indomani e valutata l’eventualità che l’elicottero non avesse potuto alzarsi in volo, le squadre sono partite nel cuore della notte. I tecnici hanno raggiunto a mezzanotte il Rifugio Gilberti con il fuoristrada e una prima squadra si è incamminata di qui a piedi sul sentiero. Attraverso Sella Bila Pec, sotto la pioggia e il temporale, gli uomini si sono diretti verso la Ferrata Grasselli.

Una seconda squadra è partita poco dopo con thermos di bevande calde e abiti di ricambio asciutti. Attorno all’una di notte infatti, il maltempo ha concesso una pausa con schiarite illuminate dalla luna, seppur temporaneamente e seppure sotto il pericolo di nuovi scrosci. Intorno all’una e mezza, la prima squadra ha raggiunto i ragazzi, infreddoliti e spaventati ma in buone condizioni di salute. Si trovavano a una quota di 2200 metri, ormai fuori dalle difficoltà della ferrata e lontano dai cavi metallici.

Non indossavano calzature adatte
Fortunatamente non è stato necessario mettere in atto manovre di sicurezza con le corde. I ragazzi non indossavano calzature adatte, avevano perso una torcia frontale durante il percorso e non avevano valutato attentamente i tempi di percorrenza e la lunghezza del percorso. Il Bivacco Marussich, dove sono stati accompagnati e dove nel frattempo è arrivata la seconda squadra, era a mezz'ora di cammino in termini di distanza, ma in quelle condizioni ambientali e senza conoscenza e esperienza dell’itinerario, i ragazzi non potevano rendersene conto. Intorno alle due e mezza del mattino il gruppo, al completo di tecnici e di ragazzi, si è mosso per rientrare la Rifugio Gilberti, dove è giunto intorno alle quattro. All'intervento hanno preso parte undici tecnici Cnsas e due tecnici del Sagf della Guardia di finanza.
 

Ultimo aggiornamento: 15:49 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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