«Venite, ho ucciso mia moglie», in casa c'era anche il figlio di 8 anni

Mercoledì 8 Novembre 2017 di Paola Treppo
«Venite, ho ucciso mia moglie», in casa c'era anche il figlio di 8 anni
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GRADISCA D'ISONZO (Gorizia) - Una donna, la 30enne Migena Kellezi, è stata accoltellata ed è morta questa mattina a Gradisca d'Isonzo nella casa dove viveva con il marito; è stato lui che l'ha uccisa al culmine di una lite e poi ha chiamato i carabinieri: «Venite, ho assassinato mia moglie», ha detto. Il delitto é avvenuto in uno stabile in via Campagnola, al numero 21. La lite, culminata con una coltellata fatale alla gola della donna, sarebbe avvenuta attorno alle 7.30 di stamani. Secondo i primi accertamenti, l'uomo da alcuni mesi non lavorava ed era la donna a provvedere al sostentamento della famiglia. In casa, in quel momento, intorno alle 9 di oggi, mercoledì 8 novembre, c'era anche il loro figlio di 8 anni.

Dopo aver telefonato ai militari dell'Arma, l'uomo, 37 anni, cittadino di nazionalità albanese, come la moglie, non ha tentato di fuggire: ha atteso l'arrivo dei carabinieri nell'abitazione, in via Campagnola, in centro, non molto lontano dalla sede del Municipio.

IL BAMBINO IN CASA: «ERA A LETTO»
Il figlio della donna uccisa dal maritoera a letto e non avrebbe assistito all'aggressione. È quanto ha riferito il reo confesso agli investigatori. Il bimbo di otto anni non era ancora stato svegliato dalla mamma per andare a scuola.
Il piccolo è stato affidato alle cure di una psicologa.
Da parte degli investigatori filtra molta prudenza circa la versione fornita dall'uomo: quella ufficiale verrà raccolta nel pomeriggio alla presenza dell'avvocato di fiducia. 


TROVATO ACCANTO ALLA MOGLIE MORTA
L'uomo è stato trovato accanto alla moglie morta per le gravissime ferite riportate. L'assassino, resosi conto della gravità del gesto, sarebbe rimasto moltissimo tempo accanto al cadavere della moglie, salvo poi decidersi a chiedere l'intervento delle forze dell'ordine anche per evitare che il figlio vedesse la tragica scena della madre priva di vita. Tra i due pare che le liti fossero all'ordine del giorno. Le indagini sono in corso da parte dei carabinieri del Nucleo investigativo di Gorizia, comandato dal tenente colonnello Pasquale Starace e dai colleghi della Compagnia di Gradisca, comandata dal capitano Marco Quercigh, coordinati dal pm Collini della Procura di Gorizia. 

Secondo i primi rilievi del medico legale, la vittima è stata uccisa da alcune coltellate, tra cui un fendente alla gola che non le ha dato scampo. Dolore e costernazione tra i vicini anche perché la coppia non avrebbe mai dato l'impressione di avere dei problemi. Dopo i rilievi della Scientifica, il magistrato di turno ha dato il nulla osta per la rimozione della salma. «Migena era una persona fantastica ed era sempre sorridente: non possiamo darci una spiegazione per questa tragedia»: lo hanno detto le colleghe del negozio di telefonia di Villesse (Gorizia) dove la donna lavorava da un paio di mesi. «Si era inserita alla perfezione - hanno aggiunto - anche perché aveva precedenti esperienze nel settore. A sentirla parlare nessuno avrebbe detto che non era nata in Italia: aveva una padronanza totale della lingua anche se amava visceralmente il suo paese d'origine». Quanto a eventuali attriti con il marito, le colleghe dicono di non sapere nulla. «C'è stato troppo poco tempo per entrare in intimità - spiegano - Comunque non ne ha mai parlato male. Non avevamo la minima idea che potesse accadere questo dramma». La donna - raccontano le colleghe - era sempre disponibile per il figlio. «Lo citava con gli occhi di una mamma innamorata. Era il suo primo pensiero. Ne parlava con quel trasporto tipico delle mamme che - concludono - custodiscono e proteggono il loro tesoro».
Ultimo aggiornamento: 9 Novembre, 10:00 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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