Nella: barista da mezzo secolo, e nonna Luigia che nacque in osteria

Martedì 26 Settembre 2017 di Paola Treppo
Nella, oste da 50 anni nell'ultimo bar di Formeaso a Zuglio 
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ZUGLIO (Udine) - «Non c'è lavoro, non c'è lavoro». Lo ripete diverse volte, Nella, mentre prepara un caffè dietro al banco del piccolo bar di Formeaso, a Zuglio, l'ultimo bar rimasto nella borgata dopo la chiusura, in estate, due mesi fa, di un altro locale pubblico, in questo piccolo abitato di montagna che conta meno di 200 anime. «Non c'è lavoro, anche se c'è il Museo archeologico, anche se c'è il vecchio foro romano. La gente ormai si porta la roba da mangiare da casa, anche il termos col caffè. Non si vive di certo con i turisti».

Ma Nella, 74 anni, una vita non certo facile alle spalle, non molla. Si lamenta, sì, ma quel bar, Genzianella, dove lavora da 50 anni, è tutto. «Ne ho passate, mi creda: venire qui ogni giorno, parlare con la gente, fare due chiacchiere, mi dà tanta gioia e tanto coraggio per andare avanti. Per vedere i lati buoni della vita, non quelli cattivi e della sofferenza. E poi, sa, io arrivo da una famiglia di gente nata e vissuta al bar. Siamo gente di osteria. Ce l'abbiamo nel sangue».
 

 


Lascia il lavoro di impiegata 
Nella, che di cognome fa Pugnetti, è originaria di Terzo di Tolmezzo, ed è proprio in una piccola località del capoluogo carnico, Ponzaso, che la nonna, Luigia Cedolini, classe 1880, era nata proprio nei locali di un'osteria gestita, ai tempi, dai suoi genitori e dalla zia. Poi, quel locale, l'avevano spostato nella frazione di Terzo. Da Terzo, dopo le nozze, Nella si è trasferita a Zuglio. «Ero giovane e, in quei tempi, lavoravo come impiegata in uno studio di avvocati. Ho lasciato quell'occupazione quando mio marito ha deciso di rilevare il bar Genzianella. Da allora sono passati 50 anni. Mezzo secolo di lavoro qui dentro. Mi piace molto, anche se sono cambiate tante cose».

Il locale è storico; prima era un "Cral" gestito da una cooperativa di 200 soci. Il paesino erano molto più popolato. «Mio marito ha rilevato solo alcune delle licenze, ber il bere, le sigarette, le bombole del gas. E non abbiamo mai chiuso. Adesso è intestato a mio figlio, Claudio Di Gallo, che però fa il panettiere a Tolmezzo. E mi dice "tieni duro mamma", e io tengo duro. Infondo, senza bar, cosa faccio tutto il giorno? E poi è un servizio al paese. Mi tiene in forma, allegra, sempre positiva. Mi dà ottimismo e non è poco». Nella apre alle 7 e chiude alle 21.

Nel giorno di riposo lavora lo stesso
«Eh, se qualcuno bussa alla porta non lo mando di certo via. Son qui, vivo qui: perché non fare un caffè o dare un'acqua?». Il bar non ha insegne; solo due cartelli, sbiaditi, quelli dei gelati, vicino all'ingresso, due tavolini fuori, le sedie di plastica e l'ombrellone, perché c'è ancora un po' di sole e si può stare seduti all'aperto. Gli interni sono quelli tipici di un tempo, con qualche tocco di modernità nel colore dell'unica saletta, un giallo ocra bello vivace per la parete di fondo. Per il resto, dal banco alle sedie, dagli scaffali agli orologi, dai biglietti dei prezzi scritti a mano ai vecchi posacenere, dalle caramelle nei vasi di vetro alle piante sui davanzali, tutti racconta di un luogo che ha accolto migliaia e migliaia di persone, in 50 anni di vita. 

«Lo abbiamo messo a posto solo per quel che serviva, così resta caratteristico» dice Nella, e lo confermano anche due giovani clienti che arrivano in pausa lavoro per bere un caffè, poco dopo mezzogiorno, con le loro jeep. Genzianella è una delle vecchie osterie storiche del Friuli, purtroppo in via di estinzione, tenute aperte solo per la passione degli osti, spesso anziani, già in pensione; tenute aperte anche fuori orario per l'amore per la loro terra, per il loro mestiere, per la gente.
In piccoli paesi dove lo spopolamento è cronico, questi locali sono rimasti gli unici punti di riferimento, anche oltre le parrocchie e le chiese, ormai pure quelle chiuse e senza clero. 

Ultimo aggiornamento: 10 Gennaio, 15:48 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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