Addio crudele Cadorna: il Comune toglie il suo nome dalla piazza

Sabato 4 Novembre 2017 di Paola Treppo
Cadorna e il palazzo del Municipio di Mereto di Tomba
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MERETO DI TOMBA (Udine) - L’amministrazione comunale di Mereto di Tomba intende cambiare il nome di quella che oggi viene chiamata Piazza Maresciallo Cadorna, nel capoluogo del paese friulano. La delibera che sarà portata in giunta nei prossimi giorni: prevede che il nuovo nome sia Piazza Martiri delle Guerre, abbinata all’antico toponimo Place dal Poç. 

​«Abbiamo preso questa decisione in occasione delle celebrazioni che si stanno tenendo nel nostro Paese per il centenario della prima guerra mondiale e in particolare a pochi giorni dal centesimo anniversario della ritirata di Caporetto - spiega il sindaco, Massimo Moretuzzo -; crediamo sia un atto di giustizia, soprattutto verso coloro che nel primo conflitto mondiale sono stati mandati incontro a morte certa senza nessuna giustificazione etica o militare»​. 

«Cadorna fu il comandante supremo del nostro esercito fino alla disfatta di Caporetto e sappiamo che le battaglie ordinate da Cadorna seguivano sempre la stessa tattica: attacchi frontali, i nostri soldati a scagliarsi contro le postazioni nemiche a ranghi compatti, offrendo squadre, plotoni e compagnie al tiro delle mitragliatrici. Gli attacchi si concludevano sempre con un numero altissimo di morti, e quasi nessuna conquista territoriale».

Gli ordini di Cadorna erano a condanne a morte
«Gli ordini di Cadorna equivalevano a condanne a morte. Non erano operazioni militari, erano esecuzioni. Le prove storiche di tutto questo sono ormai evidenti». Il sindaco ricorda due documenti particolarmente significativi. Nella Circolare del 28 settembre del 1915 con oggetto "Disciplina di guerra", il generale scriveva: «Nessuno deve ignorare che in faccia al nemico una sola via è aperta a tutti: la via dell'onore, quella che porta alla vittoria od alla morte sulle linee avversarie; ognuno deve sapere che chi tenti ignominiosamente di arrendersi o di retrocedere, sarà raggiunto - prima che si infami - dalla giustizia sommaria del piombo delle linee retrostanti o da quello dei carabinieri incaricati di vigilare alle spalle delle truppe, sempre quando non sia stato freddato prima da quello dell'ufficiale»​.

Un anno dopo, in un telegramma inviato a tutti i reparti militari sul fronte, il 1 novembre 1916 Cadorna intimava: «Ricordo che non vi è altro mezzo idoneo per reprimere i reati collettivi che quello della immediata fucilazione dei maggiori colpevoli, e allorché l'accertamento dell'identità personale dei responsabili non è possibile, rimane ai comandanti il diritto e il dovere di estrarre a sorte tra gli indiziati alcuni militari e punirli con la pena di morte».

«A causa di questi ordini sono morti tanti innocenti, che hanno avuto il solo torto di rendere evidente l’insensatezza di una pratica militare priva di ogni logica. Così sono morti gli alpini dell'8º Reggimento appartenenti alla 109ª Compagnia del Battaglione Monte Arvenis allora operante sul Monte Cellon, nei pressi del passo di Monte Croce Carnico, accusati dal proprio Comandante di Compagnia, il capitano Armando Ciofi e il suo vice tenente Pietro Pasinetti, d'insubordinazione e ribellione. Così sono morti i Fucilati di Cercivento, che ancora oggi attendono giustizia dallo Stato italiano».

«Una città o un paese dovrebbero dedicare le sue vie e le sue piazze a persone del passato che hanno vissuto con onore, giustizia, passione per il bene comune; donne e uomini che rappresentano degli esempi per coloro che abitano quei luoghi - sottolinea il sindaco -. Come ha scritto Ferdinando Camon, primo promotore della rimozione del nome di Cadorna dalla toponomastica del nostro Paese, “aver dato il nome di Cadorna a una via o una piazza è stato, ieri, un errore. Mantenerlo ancora diventa, ormai, una colpa". Abbiamo ritenuto quindi di cambiare il nome di Piazza Cadorna in Piazza dei Martiri delle Guerre, rendendo onore e giustizia a coloro che sono morti nei tanti conflitti che hanno colpito e stanno colpendo l’umanità».

La gente non ha dimenticato, in Friuli 
​Sono rimasti, nella tradizione popolare friulana, tanti detti, legati alla crudeltà di Cadorna. Li canticchiavano i vecchi: "Il general Cadorna mangiava le bistecche, e i poveri soldati quattro castagne secche", tanto per citare Regina Felicita Monsutti, una vecchia e saggia tarcentina che era vissuta nella miseria e che aveva paradossalmente amato e rispetto i cosacchi, genti nobili, che le portavano lo zucchero quando era una solo una bambina. 
Ultimo aggiornamento: 5 Novembre, 16:15 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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