Lite alla partitella, Daspo al genitore: per 3 anni vietati gli impianti sportivi

Martedì 13 Novembre 2018 di Elena Viotto
Lite alla partitella, Daspo al genitore: per 3 anni vietati gli impianti sportivi
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UDINE -  Alla fine è arrivato il Daspo per uno degli adulti resisi protagonisti dell'accesa discussione scoppiata il 22 settembre scorso sugli spalti del campo sportivo di San Vito al Torre dove si stava disputando una partita amichevole tra due squadre giovanili dell'Udinese e dell'Ancona. L'uomo, 51 anni, udinese, non potrà accedere per i prossimi tre anni agli impianti in cui si svolgano partite di campionato o amichevoli delle categorie giovanili di entrambe le società.

Un divieto valido su tutto il territorio nazionale ove dovessero svolgere eventuali gare, ufficiali o meno, di Udinese e Ancona. Il provvedimento è stato emesso nei giorni scorsi dalla Questura di Udine che, venuta a conoscenza dell'increscioso episodio, aveva avviato un procedimento per accertare l'accaduto e irrogare il Daspo. Gli accertamenti erano partiti inizialmente nei confronti di due uomini, delle opposte tifoserie, che in prima battuta apparivano coinvolti nell'accesa discussione, due cittadini udinesi di 51 e 49 anni, genitori e parenti di alcuni giovani calciatori. La lite in tribuna, secondo quanto ricostruito, era nata da una decisione arbitrale non condivisa ed era poi degenerata, arrivando alle mani. L'eco della polemica sugli spalti si era riversata subito sul terreno di gioco dove l'arbitro aveva deciso di sospendere la partita prima del termine, tra la comprensibile incredulità dei giovanissimi atleti per quanto stava accadendo. I ragazzini delle due rappresentative Under 11 dell'Udinese e Under 12 dell'Ancona erano rientrati così anzitempo negli spogliatoi. All'esito degli accertamenti, condotti dal personale della Digos per ricostruire l'accaduto tramite il referto del direttore di gara e le testimonianze dei presenti, la Polizia ha ritenuto di applicare il Daspo solo nei confronti di uno dei due uomini, il 51enne. L'altro sarebbe risultato invece estraneo alla vicenda e la sua posizione è stata archiviata per non aver partecipato ai fatti. La decisione della Questura di avviare e portare a compimento il procedimento per il Daspo era diretta a dare un forte segnale agli atleti, a sostegno del fair play e soprattutto del rispetto per gli altri e per le regole, esigenza maggiormente avvertita di fronte ai giovanissimi calciatori. Nell'intento della Questura, dunque, il Daspo non sarebbe finalizzato tanto, o per meglio dire soltanto, a impedire all'uomo l'ingresso sugli spalti delle gare delle due compagini giovanili, quanto a lanciare un messaggio educativo rivolto ai ragazzini che hanno assistito alla scena e ai tanti altri che quotidianamente calcano l'erba inseguendo il sogno di diventare un giorno, da grandi, dei veri calciatori. Un messaggio di cultura dello sport e di rispetto della legalità.
 
Ultimo aggiornamento: 11:23 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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