La Grande Guerra nei fumetti: dalla propaganda ai disegni in trincea

Giovedì 19 Gennaio 2017 di Paola Treppo
Una delle opere in mostra al Castello di Udine

UDINE - Una mostra sulla Grande Guerra illustrata, dalla collezione Luxardo al fumetto contemporaneo, al Castello di Udine, dal 31 marzo 2017 al 7 gennaio 2018. Si chiama “L’offensiva di carta” ed è promossa dal Comune di Udine e i dai Musei Civici, col sostegno della Presidenza del Consiglio dei Ministri e la Regione Fvg, curata da Giovanna Durì, Luca Giuliani e Anna Villari, con la collaborazione di Sara Codutti e Fernando Orlandi. Accanto alla guerra drammaticamente impastata a fango e sangue, dal 1914 al 1918 ne venne combattuta, infatti, una parallela, non meno decisiva, fatta di parole e soprattutto di immagini.

La Collezione Luxardo
Al Castello di Udine, per la prima volta, questa mostra ne dà conto in modo organico, attingendo a un patrimonio unico al mondo: la Collezione Luxardo, dal nome del medico di San Daniele del Friuli che negli anni dell’immediato dopo guerra raccolse oltre 5600 fascicoli di riviste e monografie d’epoca, grazie a una fitta rete di scambi con altri collezionisti d’Europa. La Collezione, patrimonio dei Civici Musei Udinesi, rappresenta molto di quanto si produsse negli anni del conflitto su tutti i fronti e in tutte le lingue. Vi compaiono le pubblicazioni ufficiali, strumenti di propaganda dei vari Governi e Comandi, ma anche e soprattutto ciò che nelle trincee, con l’uso del ciclostile, che all’epoca si chiamava velocigrafo, produceva in presa diretta chi quel conflitto lo vivevano e subivano in prima linea. 

Il potente Servizio Propaganda
Su fronte italiano, analogamente a quanto accadeva per tutte  le parti coinvolte nel conflitto, dietro a questi strumenti all’apparenza spontanei, si muoveva il potente “Servizio Propaganda”, detto “Servizio P”, voluto dallo Stato Maggiore dopo la sconfitta di Caporetto. A partire dal gennaio 1918 infatti, si decise che ciascuna Armata, e a scendere ciascun Corpo sino al singolo Battaglione, venisse affiancato da un “Ufficio P”, con il compito di occuparsi del morale delle truppe, di assicurare loro assistenza, ristoro e svago nel tempo libero, infondendo negli animi fiducia e, se possibile, buon umore.

L'offensiva di carta
Le riviste di trincea sono il frutto più evidente di questo titanico sforzo propagandistico. Alla fine della guerra, solo in Italia, se ne conteranno quasi un centinaio, e nei soli ultimi mesi del conflitto il numero dei materiali cartacei scambiati al fronte, sganciati sulle linee nemiche o diffusi all’interno del Paese raggiunse l’iperbolica cifra di 62 milioni di pezzi fra riviste, cartoline, manifesti, bollettini. Una vera e propria offensiva di carta realizzata a suon di proclami, di messaggi ripetuti con ritmo martellante, di incitamenti, di richieste imperiose o suadenti di arguzie, di tutto quanto possa ristabilire la fiducia nelle proprie forze e la fede nella vittoria. Ad essere veicolati sono concetti semplici, immediati, in ossequio alle direttive dello Stato Maggiore, che prescrivono “espressioni piane e accessibili, che senza parere convincano dei temi trattati”. Per il Servizio P infatti le truppe e il popolo sono quasi fanciulli dall’animo semplice e bonario, che va conquistato con il ricorso alla fantasia, all’immaginario, al gioco e talvolta a qualche ammiccamento goliardico.

Da Carrà a de Chirico 
Con questi nuovi strumenti, a essere attuata è una nuova chiamata alle armi, che coinvolge dietro alle linee del Piave tutte le componenti sociali e culturali del Paese, giovani intellettuali socialisti e cattolici, chiamati a militare nelle file del Servizio P e destinati, solo qualche anno dopo, a percorrere destini molto diversi. Sulle pagine delle riviste di trincea si cimentano così scrittori, giornalisti, editorialisti e “matite” più o meno famose; molti gli illustratori arruolati come ufficiali o sottoufficiali; tra loro Umberto Bunelleschi, Antonio Rubino, Aldo Mazza, Filiberto Scarpelli, Eugenio Colmo noto come Golia, Bruno Angoletta, Mario Sironi, Ardengo Soffici, Carlo Carrà, il giovane “caporale” Giorgio de Chirico, Enrico Sacchetti, Mario Buzzi, che negli anni successivi diverranno protagonisti nel mondo dell’illustrazione di libri o riviste, del manifesto o dell’arte e della pittura.

I giornali austriaci 
Uno spazio specifico è dedicato ai giornali austriaci che falsificavano, per motivi di contro propaganda, giornali italiani, messi a confronto con gli originali. Due sale sono riservate l’una alla presentazione di un gran numero di riviste di corpo, e l’altra a una importante selezione di opere degli illustratori di maggiore qualità e interesse grafico e artistico. Seguono uno spazio monocromatico che ospita riviste provenienti da altri Paesi e schieramenti, in diverse lingue e, in un suggestivo allestimento che riprende il colore lilla dei fogli originali, una sala dedicata ai ciclostili e a rari fogli spontanei, usciti spesso in singole copie, talvolta frutto della attività dei soldati internati in campi di prigionia.

La sezione contemporanea 
L’esposizione si chiude con le tavole originali dei contemporanei, narratori per immagini che hanno illustrato e continuano a illustrare frammenti della Grande Guerra. Gipi, Manuele Fior, Jacques Tardi - scrittore e fumettista, di scuola francese come lo stesso Joe Sacco - o un illustratore conosciuto in tutto il mondo e ormai considerato un maestro storico, Hugo Pratt, di cui si espongono, oltre alle chine, una significativa e inedita selezione dei preziosi rodovetri originali dipinti a mano e realizzati nel 1977 per la trasmissione “Supergulp”, di Rai Due.

Info udinecultura.it e civicimuseiudine.it.  

Ultimo aggiornamento: 20 Gennaio, 10:30 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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