"Esaltatore di aromi" sul Sauvignon
la procura manda i Nas in 17 cantine

Lunedì 14 Settembre 2015 di Elena Viotto
"Esaltatore di aromi" sul Sauvignon la procura manda i Nas in 17 cantine
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UDINE - A quattro giorni dalle perquisizioni che hanno fatto deflagrare il caso Sauvignon, abbattutosi sull'intero comparto vitivinicolo friulano, l'inchiesta della Procura di Udine prosegue senza sosta.

L'attesa è ora tutta concentrata all'esito delle analisi di laboratorio che dovranno essere condotte sui campioni di mosto prelevati dai Carabinieri del Nas di Udine e degli ispettori dell'Ufficio repressione frodi Icqrf durante la «visita» effettuata giovedì nelle 17 aziende, 15 friulane e due di fuori regione.

Ai campioni da analizzare si è aggiunto anche uno dell'ingente quantitativo di mosto sequestrato sabato dai Carabinieri del Nas nel capannone di un'azienda di Orsaria. Mosto che sarebbe stato lasciato lì a fermentare in una grande cisterna da una delle aziende già coinvolte nelle indagini. Le analisi, che richiederanno alcuni giorni, dovranno chiarire se durante la fase di vinificazione sia stato utilizzato un lievito naturale, non dannoso per la salute ma non previsto dal disciplinare di produzione, per esaltare gli aromi naturali del pregiato bianco.

È questa, infatti, l'ipotesi intorno a cui ruota l'inchiesta condotta dal pm Marco Panzeri che ipotizza la frode in commercio. Partita dalla segnalazione di produttori che seguivano fedelmente il disciplinare ma si erano accorti che alcuni competitors esaltavano gli aromi in maniera «irregolare», l'inchiesta aveva puntato sull'enologo friulano, consulente bioclimatico, considerato l'astro nascente del settore. Era stato lui, non più tardi di una settimana fa, a finire per primo nel mirino degli investigatori che avevano bussato alla porta della sua abitazione per eseguire una perquisizione. Alla ricerca del «lievito» che pare stesse sperimentando per ottenere un esaltatore degli aromi tipici del Sauvignon attraverso la combinazione di componenti già presenti naturalmente nel vino. Nulla di dannoso per la salute dunque, come è bene ribadire ancora una volta. Ma che, in tesi accusatoria, contrasterebbe con il disciplinare di produzione che non prevede l'aggiunta di sostanze aromatiche nel vino.

Il rischio contraccolpo dell'inchiesta, abbattutasi su uno dei vini in maggiore ascesa tra i clienti proprio per la riconoscibilità dei suoi aromi anche ai palati meno esperti, il quinto più prodotto in Regione, ha indotto da più parti a chiedere alla Procura di fare presto chiarezza. Per le aziende il cui nome è stato accostato all'inchiesta. Ma per l'intero comparto che rischia un grande danno d'immagine. E ciò nonostante il Procuratore Antonio De Nicolo abbia fin dall'inizio chiarito che consumatori e produttori devono sentirsi tutelati da indagini come queste. Senza dimenticare peraltro che, allo stato, le indagini sono ancora in corso. «Le perquisizioni non sono state disposte a pioggia. Solo nei confronti di aziende verso cui avevamo elementi serissimi per disporre dei controlli - aveva chiarito fin da subito De Nicolo -. Ma può anche darsi che poi si scoprano elementi contrari». E che quindi possano uscire dalle indagini.
Ultimo aggiornamento: 15 Settembre, 11:51 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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