La genetista dona 250.000 euro della buona uscita alla sua università

Martedì 26 Marzo 2019 di Lisa Zancaner
La genetista dona 250.000 euro della buona uscita alla sua università
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UDINE Lavorano a Google in Inghilterra, alla Deutsche Bank e alla Corte dei Conti europea. Sono i diplomati della Scuola Superiore dell'università di Udine che ieri ha inaugurato il quindicesimo anno accademico raggiungendo i 100 diplomati. Un valore aggiunto per l'ateneo, un laboratorio per sperimentare nuovi percorsi e nuove iniziative e per questo servono studenti motivati, bravi e selezionati - afferma il direttore, Andrea Tabarroni - Avendo raggiunto il nostro centesimo diplomato possiamo dire che i risultati ci sono, sono tutti inseriti in ottime posizioni con carriere promettenti.
CERVELLONI E sono molti i diplomati, il 40, 50%, che proseguono la carriera di ricerca in ambito accademico, una corsa a ostacoli per i ricercatori. È per questo che abbiamo invitato come ospite la professoressa Alessandra Albertini che ha dedicato parte della sua liquidazione al reclutamento. Oltre a dare merito a un gesto così nobile, l'idea è di segnalare una questione molto importante: se non ci pensiamo noi stessi universitari il reclutamento rischia di essere un buco nero per il nostro Paese con tutte le conseguenze negative che si possono immaginare. Alla genetista è stata infatti affidata la prolusione, non a caso dunque dato che la professoressa ha deciso di donare, andando in pensione, 250 mila euro di buona uscita alla sua università per cofinanziare posizioni di ricercatori a tempo determinato junior e di assegnisti di ricerca. Un'attenzione che forse scarseggia da parte delle istituzioni. 
ATTENZIONE Abbiamo dati incontrovertibili conferma Tabarroni - negli ultimi 10 anni c'è stato un disinvestimento nella ricerca pari al 10%, in un periodo in cui gli altri Paesi hanno aumentato del 50% le loro risorse, se la mettiamo in termini di squadre di calcio ognuno capisce che cosa significa. Qualsiasi tifoso, in effetti, può cogliere il parallelismo. Eppure queste Scuole Sono veri e propri piccoli atenei, con speciale vocazione all'eccellenza nella ricerca e nella didattica e una naturale proiezione sullo scenario competitivo degli enti di ricerca di rinomanza internazionale. Sei, in Italia, che hanno ricevuto nel 2018 un finanziamento statale di 105 milioni di euro, pari a circa l'1,43% dell'intero sistema universitario. Le sole tre scuole federate di Pisa e Pavia hanno ricevuto insieme una quota del Fondo di finanziamento ordinario pari a quella dell'ateneo di Udine, con un organico di personale del tutto paragonabile al nostro precisa il direttore - ma ovviamente con un numero di iscritti di almeno un ordine di grandezza inferiore; il che significa che il costo di un normalista è all'incirca dieci volte maggiore di quello di uno studente normale. L'assenza di una discussione sulla politica dell'eccellenza costituisce un'occasione gravemente mancata. Le Scuole come la nostra, infatti, adempiono primariamente a una funzione formativa, non hanno statuti né risorse autonome e rappresentano in primo luogo la risposta a un'aspirazione al miglioramento che è espressione di un Ateneo e del suo territorio, valendosi sia della quota del finanziamento statale che gli organi centrali decidono di investire su questa missione sia dell'eventuale sostegno di finanziatori esterni illuminati un ruolo che per noi sin qui, e in auspicio ancora a lungo, è sempre stato meritoriamente rivestito dalla Fondazione Friuli. Ora l'obiettivo è diventare più attrattivi verso i Paesi confinanti dall'Europa dell'Est, Austria e Germania, soffriamo come tutto il Paese di attrattività internazionale e per noi si aggiunge la posizione periferica in ambito geografico.
 
Ultimo aggiornamento: 27 Marzo, 10:52 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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