Occupazione, ordini ed export in calo: preoccupano i dati del secondo trimestre, segnali di allarme per il dopo estate

Mercoledì 19 Luglio 2023 di Loris Del Frate
Occupazione, ordini ed export in calo: preoccupano i dati del secondo trimestre, segnali di allarme per il dopo estate

Ci sono una serie di segnali, alcuni più marcati, altri appena accennati che però vanno più o meno tutti verso la stessa direzione: una flessione dell’economia regionale che fa supporre come il secondo semestre dell’anno potrebbe accendersi la spia rossa. Calano gli ordini in gran parte delle imprese, crescono le ore di cassa integrazione, alcuni settori, come l’elettrodomestico scontano una crisi profonda, l’inflazione erode gli stipendi e le famiglie non spendono e infine l’export del settore legno ha segnato un trimestre in rosso.

Insomma, c’è poco da stare allegri se poi si somma la possibilità concreta che tutto questo possa avere ripercussioni anche sul fronte dell’occupazione.


Industria e commercio

Analizzando l’andamento settoriale attraverso i dati forniti dalla Cgil - a preoccupare è il dato dell’industria: i 121mila occupati rilevati nel primo trimestre, infatti, sono 8mila in meno rispetto al dato medio del 2022. E il calo sfiora le 10mila unità tra i lavoratori dipendenti (in lieve crescita invece gli autonomi). Andamento negativo anche nel commercio (compresi bar, hotel e ristoranti), con una flessione di 5mila occupati, interamente rilevata nel lavoro dipendente. Prosegue, invece la fase espansiva delle costruzioni (33 mila occupati in tutto, +1.500 su un già positivo 2022) e del terziario (commercio escluso), che assorbe da solo la metà della forza lavoro regionale (258mila occupati) e cresce di quasi 9 mila unità sul dato medio 2022.

Cassa integrazione

È un altro dei parametri che vanno verso una direzione non propriamente brillante. Ad aprile, infatti, sono state autorizzate oltre 1,2 milioni di ore contro il milione del mese precedente. Nei primi quattro mesi del 2023 l’Inps ha accolto in regione richieste per 4 milioni di ore, in crescita del 9% rispetto a gennaio - aprile 2022 e anche se non sono stati ancora conteggiati nei mesi di maggio e giungo le ore complessive di cassa sono ancora in crescita. Da aggiungere che in questo momento in cui iniziano le ferie nelle inprese regionali, una buona fetta chiuderà qualche giorno prima, altre, invece, aggiungeranno una settimana in più. Non tutto è negativo, comunque: gli ammortizzatori complessivi autorizzati risultano in calo, -7 per cento.

Legno arredo

Problemi anche in questo settore. Le esportazioni di mobili del Friuli Venezia Giulia con 488 milioni segnano un arretramento pari al 3%. Il Regno Unito si conferma la prima destinazione(+3,9%), la Francia, stabile a -0,1% sale al secondo posto superando gli Stati Uniti che registrano invece una flessione del 21%. In picchiata Russia (-23,2%) e Cina (-12,7%).

Il segretario

«Ci troviamo davanti a un rallentamento dei numeri dell’economia regionale anche per quanto riguarda l’occupazione. Possiamo dire che abbiamo contezza dei primi segnali in negativo proprio nell’industria». A parlare è il segretario regionale della Cgil, Villiam Pezzetta. «Se l’occupazione sembra tutto sommato tenere - spiega - dobbiamo però ricordare che in ogni caso si deve registrare un dato in negativo su questo fronte facendo il raffronto con lo stesso periodo del 2022. Quello che ci preoccupa di più è il settore dell’industria. Da un lato pesa la recessione europea che ha toccato diversi Paesi, soprattutto la Germania con la quale siamo in sintonia, dall’altro c’è da dire che il nostro sistema industriale è sostanzialmente debole e spesso ha puntato la propria competitività usufruendo del basso costo del lavoro e del fatto, almeno sino a tempo fa, che le materie prime erano a basso costo. Quando c’è stato un disequilibrio sono emersi i problemi. Per quanto ci riguarda - va avanti Pezzetta - c’è bisogno, invece, di investimenti e qualità. Se poi aggiungiamo che si sente sempre di più il peso dell’inflazione su salari bassi, ricordiamo che i nostri sono tra i più bassi in Europa e che le famiglie non spendono, il quadro è completo. Serve una politica fiscale diversa a favore del lavoro dipendente, si deve puntare sul rinnovo dei contratti per far salire gli stipendi ed è d’obbligo un costante monitoraggio dei prezzi».

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Il futuro

«Cosa succedere nella seconda metà dell’anno? Fare pronostici è difficile e nonostante un aumento del Pil a livello nazionale e regionale - conclude il capo della Cgil - la povertà è cresciuta. Un segnale evidente che Pil non è per tutti. Ci troviamo davanti a un grande punto interrogativo e molto dipenderà dalla direzione che prenderà l’industria. Se riuscirà ad andare nella direzione di valorizzare il lavoro, qualche possibilità in più potremo averla».

Ultimo aggiornamento: 07:49 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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