Detenuto in regime di carcere duro cerca di impiccarsi in cella

Lunedì 27 Marzo 2017 di Paola Treppo
Il carcere di massima sicurezza di Tolmezzo
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TOLMEZZO (Udine) - Ha tentato di uccidersi nella sua cella del carcere di massima sicurezza di Tolmezzo un detenuto di origini calabresi da poco sottoposto al regime penitenziario del 41bis, il "carcere duro", ma è stato salvato dal tempestivo intervento delle agenti di polizia penitenziaria che erano in servizio in quel momento; è accaduto nel primo pomeriggio di ieri, domenica 26 marzo. 

«L'uomo voleva impiccarsi ma è stato salvato grazie al tempestivo intervento dei poliziotti penitenziari - dice Giovanni Altomare, segretario regionale per il Friuli Venezia Giulia del Sindacato autonomo di polizia penitenziaria Sappe -. A chi ha sventato il suicidio venga riconosciuta ora una adeguata ricompensa ministeriale».

«Negli ultimi 20 anni le donne e gli uomini della polizia penitenziaria hanno sventato, nelle carceri del Paese, più di 21mila tentati suicidi e impedito che quasi 168mila atti di autolesionismo potessero avere conseguenze fatali - sottolinea Donato Capece, segretario generale del Sappe -. La situazione nelle carceri resta allarmante».

Rivolte e incendi sono all’ordine del giorno
«Altro che emergenza superata: ogni giorno contiamo gravi eventi critici nelle carceri italiane, episodi che vengono incomprensibilmente sottovalutati dall’amministrazione penitenziaria - dice Capece -: ogni 9 giorni un detenuto si uccide in cella mentre ogni 24 ore ci sono in media 23 atti di autolesionismo e 3 suicidi in cella sventati dalle donne e dagli uomini del corpo di polizia penitenziaria. Aggressioni, risse, rivolte e incendi sono all’ordine del giorno e i dati sulle presenze in carcere ci dicono che il numero delle presenze di detenuti in carcere è in sensibile aumento. ll corpo di polizia penitenziaria, che sta a contatto coi detenuti 24 ore al giorno ha carenze di organico pari a oltre 7.000 agenti».
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