Da Olimpia: resiste l'osteria museo col canarino e i frigo degli anni '50

Sabato 4 Febbraio 2017 di Paola Treppo
Enrichetta Plenizio dietro al banco dell'osteria Olimpia a San Lorenzo di Sedegliano
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SEDEGLIANO (Udine) - Cinquecento abitanti, a San Lorenzo di Sedegliano, un paese del Medio Friuli dove le case raccontano la storia di una comunità contadina che ha mantenuto, nei decenni, le sue tradizioni, i suoi usi e costumi, quelli di un tempo, ormai scomparsi nella zona della regione che è stata ricostruita dopo il terremoto del 1976, nuova, o quasi. Qui ci sono le case di sasso, le tipiche abitazioni in linea che si snodano lungo le strade principali e quelle minori, che portano ai campi coltivati.

Le corti 
Sono puntellate la grandi portoni di legno oltre i quali si aprono le corti, vero cuore pulsante, e nascosto, di questi suggestivi borghi friulani. È qui che vivono le famiglie, in case semi addossate che si affacciano su un cortile, dove entravano i trattori, i carri, i buoi, le macchine per lavorare le terra. È così anche ora, nonostante a San Lorenzo, e non solo, negli ultimi decenni, siamo tante le persone venute a vivere da fuori, dalla città, da Codroipo, per comodità, perché costa meno. Così il paese sembra deserto di giorno, con imposte e porte chiuse. In realtà è vero solo in parte, perché la vita, in queste frazioni del Medio Friuli, che solo in apparenza sembrano un po’ tutte uguali, si anima nelle corti, oltre i portoni; spazi condivisi che diventano fulcro della vita quotidiana, nel brulichio tipico di un Friuli rimasto laborioso e silenzioso.
 
L'osteria 
Tra i punti di aggregazione, l'unico se si esclude un locale ristrutturato da poco, in piazza Venezia, c’è la vecchia osteria Olimpia, un bar aperto gli inizi degli anni Cinquanta e che da allora ha sempre servito la comunità, non solo per il caffè della colazione ma anche per la piccola spesa di ogni giorno, alla faccia dei grandi centri commerciali. Oggi il bar è di Enrichetta Plenizio, 61 anni, che lo ha rilevato come gestione dai genitori e dal fratello. «Resto fino a che posso, fino a quando vado in pensione - dice mentre serve un the bollente a un cliente, durante la partita di calcio che ha riempito la sala dell’osteria -; ormai non conviene più tenere aperto, ma lo faccio per chi ancora ama incontrarsi qui, fare una partita a carte, bere un’acqua, fare due chiacchiere».

Modernariato: il vecchio frigo 
Olimpia è il nome della mamma di Enrichetta che adesso ha 96 anni. Ad aprire il locale, nei primi anni Cinquanta del secolo scorso, era stato papà Vittorio, che aveva ideato gli spazi in due parti: il bar con il banco e la mescita e il piccolo negozio di alimentari. Entrambi sono sopravvissuti nei decenni, con poche modifiche apportate negli anni Ottanta. Tanto che ancora oggi, “Da Olimpia”, si respira il profumo del Friuli di un tempo. Dietro al bancone, perfettamente funzionante, un frigo che ha più di mezzo secolo, con le porte con maniglia in metallo e vetro “a vista”. Modernariato. Un elettrodomestico che costò molto al tempo ma che ha sempre garantito un ottimo raffrescamento delle bibite. E che ha passato tutti i controlli dell’azienda sanitaria senza alcun problema. Un pezzo da museo, insomma, come le vecchie ventole alle finestre e i quadri alle parenti che raccontano la San Lorenzo di una volta, con tutta la gente a messa, vestita “di festa”, i ricordi di famiglia in affascinanti scatti in bianco e nero.
 
Dopo la scomparsa di Vittorio, il bar passò al figlio Francesco e quindi, dal 2012, a Enrichetta che lo tiene aperto più che più, per essere utile alla comunità: dalle 7 alle 14 e dalle 16 alle 22. Circa, perché in queste piccole osterie non si guarda sempre l’orologio e si chiude quando non c’è più nessuno. Il negozietto di alimentari annesso, cui si accede da una porta della sala bar, resta aperto invece il mattino dalle 8 a mezzogiorno e mezzo, circa. C’è un po’ di tutto: «Sono le persone anziane che si servono prevalentemente da me - spiega Enrichetta, una donna calma, simpatica e dalla battura pronta -; chi una fetta di prosciutto, chi un po’ di pane e quelle quattro cose che servono all'ultimo momento, anche se la gente va a far spesa, ormai, nei grandi centri commerciali, che hanno rovinato la piccola economia dei paesi. E anche le relazioni tra le persone, per certi versi».

A far compagnia a Enrichetta, in negozio, c’è un canarino, nella sua gabbietta bianca, sistemata alla finestra, sotto il cartello che indica gli orari, un po’ sbiadito. Lo si vede e lo si sente cinguettare quando si passa per strada, sul marciapiede, in piazza Venezia, dove i clienti dell’osteria Olimpia arrivano i bici, per l’aperitivo o per guardare la partita. 
 

 

Ultimo aggiornamento: 5 Febbraio, 09:26 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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