La peste della cimice asiatica ha messo l'agricoltura in ginocchio

Domenica 15 Luglio 2018 di Lisa Zancaner
La peste della cimice asiatica ha messo l'agricoltura in ginocchio
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UDINE - Anche la soia è sotto attacco della cimice marmorata asiatica. L'insetto arrivato dall'estremo Oriente tre anni fa che sta mettendo in ginocchio le colture frutticole del Medio Friuli, diventa un pericolo anche per la coltura della soia.
«Per ora non se ne vedono molte, ma ci sono spiega Marco Signor del servizio fitosanitario dell'Ersa e al momento non si può fare nulla perché la soia è in fioritura e non è possibile utilizzare pesticidi, anche per la presenza delle api», un insetto che già ha una vita difficile e va preservato. «La cimice diventerà più pericolosa a fine fioritura - prosegue Signor usando una metafora più che chiara . È come vedere un temporale in arrivo». Le reti anti-insetto utilizzate per i frutteti non rappresentano una soluzione per le colture estensive come la soia, meglio usarle per le colture fruttifere che «dal punto di vista economico sono molto importanti».
 
Fortunatamente allo stato attuale non ci sono altri insetti eccessivamente pericolosi che minacciano le colture come mais e soia; la diabrotica del mais, il coleottero crisomelide di origine americana e la piralide sono ormai specie endemiche. La temuta cimice asiatica, però, è in fase di espansione tra i frutteti e a essere particolarmente colpita anche quest'anno è la zona del Medio Friuli, «dai primi monitoraggi il livello di infestazione è alto spiega Luca Benvenuto del servizio fitosanitario Ersa , la sua presenza dipende dalla biologia dell'insetto che si alimenta su più colture e in Fvg trova condizioni climatiche ottimali per il suo sviluppo».
I primi danni a pesche, ciliegi e albicocche sono già evidenti, mentre per quantificare con certezza i danni su pere e mele bisognerà attendere la raccolta, anche se in campo si possono già osservare. «Il Nordest precisa Benvenuto presenta condizioni ottimali per lo sviluppo di questo insetto sia per aspetti climatici che per il gran numero di specie vegetali presenti nel territorio anche se l'intensità varia da un appezzamento all'altro e in funzione delle varietà. Sembrerebbe che la cimice marmorata asiatica crei danni maggiori alla varietà di melo Granny Smith, ma anche quelle tardive, come la Fuji, potrebbero essere danneggiate nella parte finale della stagione». Una piaga per gli agricoltori, insomma, la cui soluzione appare ancora lontana. Reti anti-insetto e pesticidi, il cui utilizzo però è seriamente regolamentato, non sono un rimedio definitivo. Quanto alle reti, la Regione nel 2017 aveva stanziato fondi per il loro acquisto, ma la loro efficacia è strettamente correlata alla pressione dell'insetto e al momento di chiusura dell'impianto che deve avvenire nell'immediata post-fioritura, sarebbe infatti tardivo in piena estate. Quest'anno non risultano fondi stanziati per questo strumento che, oltretutto, non è una difesa ermetica; le reti vanno abbinate anche all'utilizzo degli insetticidi, soprattutto in un contesto, come quello del Fvg, caratterizzato dall'elevata pressione della cimice. L'utilizzo così continuo di insetticidi rischia però di mettere in crisi «la difesa integrata dei frutteti. Discorso a parte precisa Benvenuto - per le produzioni biologiche dove non possono essere utilizzate molecole di sintesi e l'adozione di barriere come le reti sono l'unica soluzione per cercare di contenere i danni». Ad oggi è ancora impossibile eradicare la famigerata cimice, «siamo in costante contatto con gruppi di ricerca di altre regioni, dove il problema è presente dal 2012, ed effettuiamo monitoraggi costanti assicura Benvenuto e le sperimentazioni continuano come quella di verificare l'eventuale efficacia di utilizzare un insetto antagonista in grado di parassitare le uova della cimice, ma è ancora un work in progress».
Lisa Zancaner
Ultimo aggiornamento: 16 Luglio, 15:56 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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