BERTIOLO (Udine) - Chiuderà presto la vecchia e storica bottega di paese a Virco di Bertiolo, un borgo del Medio Friuli che conta circa 280 abitanti e un unico bar, il bar Primavera. In questa frazione non ci sono altri negozi, pubblici esercizi, spacci aziendali o punti vendita di qualche tipo. Resiste solo Ennio Lant, 57 anni, titolare del bar della piazza. Lui, per tirare avanti, non lavora solo dietro al banco, per caffè e aperitivi: ha diversificato. «Abbiamo dei campi di bocce dove si fanno le gare e poi, il sabato e la domenica, in un tendone allestito vicino al bar, facciamo la cena con musica dal vivo, tipo liscio, non per i ragazzini ma per chi ha già una certa età e ha voglia di passare una serata in compagnia, senza fare troppa confusione».
La burocrazia è pesantissima
La bottega annessa al bar, invece, quella che avevano aperto nel 1967 i suoi genitori, Marino Lant e Maria Schiavo, non funziona più come una volta: «Io la tengo aperta perché credo sia importante per dare un servizio al paesino - dice Ennio -, ma la gente del posto non compra più nulla, sarò costretto a chiudere. Da anni vado alla pari, se non ci rimetto, e la burocrazia è pesantissima. Per una stanza con pochi alimentari bisogna rispettare una marea di norme; pago più di commercialista che altro; è un peccato ma ormai la situazione non permette alle piccole botteghe di sopravvivere».
Multe e controlli
Ennio racconta dei controlli dell'azienda sanitaria, di quando gli si è rotto il frigo dei freschi, delle multe che ha preso e che ha pagato alla agenzia delle entrate, di migliaia di euro: quella bottega gli è costata parecchio anche in questi termini, di manutenzione e di sanzioni. Ma ha sempre tenuto duro, perché infondo dire basta gli fa male al cuore: il negozio, infondo, è sì una zavorra ma fa parte della storia del paese e della sua famiglia.
Di tutto un po'
Ennio ha poco ma poco di tutto, in questo negozietto: un deodorante, uno spray per le mosche, un docciaschiuma. Un C'è il micro banco della verdura fresca, meno di 10 cassette, la storica bilancia, qualche barattolo di cetrioli, scatolame, il banco degli affettati, uova e pane fresco. Ci sono pure le spezie sfuse. «Capisco la gente: qui costa un po' di più rispetto al grande supermercato ma è un servizio importante lo stesso, specialmente per le persone anziane che non hanno la macchina. Ultimamente, però, vendo solo qualche pezzo di pane e qualche scatola di pasta. Devo arrendermi e chiudere».
Il bancone comprato di seconda mano
Il bar, invece, resta attivo. Ha ancora il bancone originale di quando il locale ha aperto i battenti, nel 1969: «Già allora era stato comprato di seconda mano, per risparmiare, e non abbiamo cambiato molto» spiega Ennio. Il pavimento è originale, così come lo sono gli infissi, i tavoli e le sedie di legno. Anche gli esterni sono caratteristici: l'insegna, la vetrina della bottega, chiusa solo la domenica, e le mura in sasso e mattoni delle case su cui si addossa il pubblico esercizio. A far compagnia a Ennio c'è la mamma Maria, 87 anni, una donna piena di grinta, e la moglie che si occupa della cucina nei fine settimana.
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