Il luogotenente Sappada saluta la sua gente dopo 45 anni di servizio

Domenica 24 Dicembre 2017 di Paola Treppo
Il luogotenente Sappada tra sue montagne per 45 anni
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TARVISIO (Udine) - Il luogotenente Giovanni Sappada saluta la sua gente e la sua valle dopo 45 anni di servizio nell'Arma. La stazione carabinieri di via Roma a Tarvisio tra qualche settimana si sposterà nella nuova e moderna palazzina costruita alle sue spalle. Dietro la porta di quello storico edificio dell'Ottocento alla veglia del Natale si chiude anche l'eccezionale carriera del suo storico comandante il luogotenente a incarichi speciali Giovanni Sappada.

Per più di trentanni ha retto con la sua rigorosa professionalità e intatto spirito militare il comando della stazione più importante e strategica della Valcanale, questo stretto corridoio incuneato tra i confini con l'Austria e con la Slovenia, l'allora cortina di ferro, che per decenni è stata vista come concreta minaccia, impersonificata dal "pericolo rosso". Ora tutto questo è un ricordo; adesso quel corridoio non è più l'ipotetica rotta di una colonna di carri armati pronti a invadere l'Ovest, ma è il crocevia di chi scappa dal nuovo teatro che tiene con il fiato sospeso l'umanità intera ossia il Medio Oriente.

Lui, uomo di montagna, nato il giorno della Veglia di Natale del 1952 in un'altra vallata, quella di Paularo, negli anni di piombo della prima repubblica, ha scelto di servire il proprio paese, e soprattutto la sua gente, arruolandosi nell'Arma. La sua carriera è disseminata di innumerevoli sguardi che lo hanno ammirato nella sua compostezza di uomo e nella sua fierezza di militare. Sotto quei baffetti era sempre pronto a regalare un sorriso, accompagnato da una parola per chi aveva bisogno di un aiuto e bastava quello sguardo penetrante a far gelare il sangue nelle vene a chi non sapeva comportarsi in maniera corretta.

Un uomo di polso e grande capacità organizzativa, questo è stato ed è il luogotenente Sappada. Lo ha dimostrato anche nella tragica alluvione dell'agosto del 2003 quando un inferno di acqua e fango invase interi comuni della vallata, causando due morti e centinaia di sfollati. Lo si poteva vedere in mezzo al fango mentre coordinava i soccorsi e si prodigava affinché le famiglie trovassero riparo nella caserma Lamarmora dove era stata allestita l'accoglienza per chi era rimasto senza una casa. Per la sua preziosa opera e l'inesauribile contributo gli è stata tributata l'onorificenza di Cavaliere dell'Ordine al Merito della Repubblica.

La sua stazione carabinieri non era una caserma, ma una casa, dove da buon padre di famiglia ha cresciuto intere generazioni di carabinieri di ogni grado, insegnandogli una professione fatta di sacrificio e trasmettendogli soprattutto quella passione che in lui continua ad ardere intatta nel suo cuore. I suoi superiori e i rappresentanti delle istituzioni lo hanno salutato ringraziandolo per il non comune spirito di servizio e per l'incrollabile attaccamento alla propria professione. 
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