Casa fattoria di 17 fratelli con tremila tacchini: ora a Prehod non vive più nessuno

Sabato 20 Maggio 2017 di Paola Treppo
Borgo Prehod a San Leonardo
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SAN LEONARDO (Udine) - Tremila tacchini, 17 fratelli ma adesso a Prehod non vive più nessuno. Eppure, una volta, era l’azienda agricola più grande delle Valli del Natisone; si era sviluppata nei secoli nel piccolo borgo di Prehod, un abitato arrampicato sulle alture di San Leonardo. Lo si può immaginare guardando quello che è rimasto: un maestoso edificio in sasso e travi di legno che disegna un dedalo di scale, ballatoi, stanze piccole e grandi, cantine, cortili e stalle degno di una leggenda.
 

 


Nel 1400 morirono tutti Oggi, in questa grande casa-fattoria, completamente ristrutturata, non ci vive più nessuno. Ma le sue mura, i suoi affreschi, raccontano di una storia antica, di una famiglia numerosa, di 17 fratelli e sorelle; e prima ancora di una pestilenza, che aveva ucciso tutti, nel 1400, quando ogni abitante di Prehod di cognome faceva Sibau. Allora era sopravvissuta solo una donna, andata poi in sposa a Iesizza. È da quest’altro abitato, che oggi ricade sempre del comune di San Leonardo, che era rimata la vita e rinata la nuova discendenza di Prehod. Era la generazione dei Lauretig. 



Nel 1800 
Lucia, 60 anni, Lucia Lauretig, apre la porta di casa, al civico 1. È con suo marito, Ernesto Vogrig. Entrambi sono in pensione da poco. È domenica e la coppia passa ad aprile le finestre, a pulire, a vedere se tutto è in ordine, a godere del paesaggio che guarda dritto verso Castelmonte. «Oggi la strada finisce qui - racconta - ma una volta si andava solo a piedi e il borgo era una sorta di tappa obbligata per chi andava da una parte a Savogna e dall’altra a Clastra. Prehod, infatti, in dialetto sloveno vuol dire zona di passaggio». Era il 1800. «Allora nonno Luigi e la nonna, Antonia Podrecca, coltivavano queste alture, che sono montagne solo per finta; perché se guardi bene è disseminato di pianori tutto intorno e la terra è fertile. È sempre stata generosa, come lo è stata la mia famiglia».

«A Prehod tutti venivano accolti, per ognuno c’era da mangiare, un piatto caldo, da dormire, anche per chi non dava una mano nei boschi o negli orti. Anche oggi è così. Abbiamo ereditato il desiderio di aprire le porte ai viandanti». Lucia ci fa fare una visita della sua casa; ci offre gli strucchi e un bicchiere di vino. «Qui abitavano 17 tra fratelli e sorelle. E di spazio ce n’è tanto: ci stavano tutti, con le loro famiglie. Venivano anche da Cernizza, il borgo più in basso, a mangiare. Perché là erano poveri».

Era un piccolo paradiso terrestre
A Prehod si coltivava tutto, una sorta di paradiso terrestre, per i tempi. La proprietà della famiglia Lauretig si estendeva per 47 ettari, su tre comuni: San Pietro al Natisone, San Leonardo e Savogna. «Ogni cosa che poteva crescere, cresceva qui: mele, pere, frumento, grano, la vite, ogni genere di ortaggio dalle verze alle patate ai fagioli. Qui sono stati allevati cavalli, con cui si aravano i campi, maiali, mucche, animali da cortile, oltre 3mila tacchini. C’era anche un grande pozzo, per la raccolta dell’acqua piovana, e c’era una fonte di acqua cristallina, che ancora sgorga». A Prehod, dopo un po’, arriva anche una delle tre sorella di Lucia, Anna, 71 anni, che indica la stanzetta dove è nata. Si siede e racconta quando, fino a otto anni fa, questa grande casa veniva usata per organizzare matrimoni, feste, eventi. Adesso quel tempo è finito e il cuore del borgo è stato messo in vendita.
Difficile dagli un prezzo, non ce l’ha. 

Ultimo aggiornamento: 21 Maggio, 14:44 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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