Bonus casa, la Consulta boccia la legge del Friuli Venezia Giulia: «Discrimina gli extracomunitari»

Martedì 13 Febbraio 2024 di Angela Pederiva
Bonus casa, la Consulta boccia la legge del Friuli Venezia Giulia: «Discrimina gli extracomunitari»

VENEZIA - È incostituzionale la legge del Friuli Venezia Giulia che impone ai cittadini extracomunitari di presentare documenti aggiuntivi per ottenere il contributo all'acquisto della prima casa.
L'ha stabilito ieri la Consulta, dichiarando l'illegittimità dell'articolo che non permette la semplice autocertificazione, come invece consentito agli italiani e agli europei, per attestare di non possedere altri alloggi nemmeno nel proprio Paese di origine. La stessa Corte Costituzionale ha però accolto il ricorso della Regione per conflitto tra poteri, annullando le sanzioni che le erano state comminate dal Tribunale di Udine.

I DOCUMENTI

Il caso era emerso un anno fa, quando il giudice aveva parzialmente accolto l'azione civile contro la discriminazione per motivi di nazionalità promossa da un residente italiano e dalla moglie albanese, titolare di permesso di soggiorno per soggiornanti di lungo periodo. Nel 2021 la coppia si era vista rifiutare l'erogazione dell'incentivo dalla Banca Mediocredito del Friuli Venezia Giulia, in quanto non aveva rispettato il passaggio della normativa riservato agli stranieri extra-Ue. Questi dovevano dimostrare di non essere proprietari di altre abitazioni, in Italia o oltre confine, «mediante la produzione di certificati o attestazioni rilasciati dalla competente autorità dello Stato estero, corredati da traduzione in lingua italiana autenticata dall'autorità consolare italiana, che ne attestasse la conformità all'originale». Allineandosi ai verdetti di altri uffici giudiziari su disposizioni analoghe a questa, il Tribunale di Udine ne aveva accertato «il carattere discriminatorio».
Un rilievo che ora è stato sancito ufficialmente dalla Consulta, dichiarando l'illegittimità costituzionale dell'obbligo per gli extracomunitari di seguire «modalità diverse rispetto a quelle utilizzabili dai cittadini italiani e dell'Unione europea». Come già affermato in precedenza, infatti, è stato rimarcato che tale balzello è «un aggravio procedimentale che si risolve in uno di quegli "ostacoli di ordine pratico e burocratico" che questa Corte ha ripetutamente censurato, ritenendo che in questo modo il legislatore (statale o regionale) discrimini alcune categorie di individui».

IL CONFLITTO

È stata invece accolta la tesi della Regione nel giudizio per conflitto di attribuzione tra enti. Secondo la giunta Fedriga, il Tribunale avrebbe dovuto «sollevare questioni di legittimità costituzionale», invece di imboccare la «scorciatoia» delle sanzioni a carico dell'istituzione. Il giudice aveva infatti ordinato all'amministrazione regionale «di modificare immediatamente» il regolamento sull'accesso al contributo e di darne «comunicazione alla popolazione, inserendo permanentemente nell'home page del sito istituzionale della Regione Friuli Venezia Giulia un avviso in caratteri rossi», per chiarire che agli extracomunitari non può essere riservato un trattamento diverso rispetto agli italiani e agli europei. Inoltre l'ente era stato condannato al pagamento di 100 euro a ciascuno dei due coniugi e all'Associazione per gli studi giuridici sull'immigrazione, che ne aveva sostenuto la battaglia, «per ogni giorno di ritardo nell'esecuzione degli ordini».
Ebbene tutto questo è stato annullato dalla Consulta, secondo cui «non spettava al Tribunale ordinario di Udine» disporre la rimozione della norma discriminatoria e sanzionare la mancata ottemperanza all'ordine, «senza prima aver sollevato questione di legittimità costituzionale». L'intervento di Asgi nel giudizio costituzionale è stato comunque dichiarato ammissibile, «in modo da consentirle di far valere le proprie ragioni».

 
Ultimo aggiornamento: 14 Febbraio, 09:34 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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