Agricoltura: anno da dimenticare, meno occupati e male la zootecnia

Martedì 9 Gennaio 2018 di Paola Treppo
Un campo allagato a Buja; in Friuli il maltempo ha danneggiato molte coltivazioni
FRIULI VENEZIA GIULIA - Per Confagricoltura Friuli Venezia Giulia il 2017 è stato un anno difficile per il settore primario: Il valore aggiunto agricolo si è ridotto del 3,4 per cento. Diminuiscono anche gli occupati. Male la zootecnia, stabile la cerealicoltura, si salva il vino. Vediamo com'è andata in dettaglio. 

Anno nero per il valore aggiunto
Il 2017 è stato un anno difficile per l’agricoltura italiana e friulana. Nei primi nove mesi dell’anno il settore primario aveva già accumulato un calo del 3,4% del valore aggiunto in termini reali rispetto allo scorso anno. Secondo le stime del centro studi Confagricoltura, se queste variazioni saranno confermate su base annua, il valore aggiunto del settore agricolo tornerà al di sotto di quello registrato nel 2012.

Il meteo non aiuta 
Questo dato è lo specchio di un settore che vive una fase congiunturale difficile, ancora una volta in controtendenza, negativa, rispetto all’andamento dell’economia generale del Paese. I livelli delle produzioni sono insoddisfacenti per vari motivi: andamento climatico, calo degli investimenti, ad esempio, ma anche instabilità dei prezzi di vendita, spesso in forte calo, di molti prodotti agricoli, alti costi dei mezzi di produzione ed eccesso di burocrazia hanno compromesso la redditività di coltivazioni e allevamenti e la fiducia delle imprese.

Export traballante 
Anche il boom delle esportazioni di prodotti agricoli e alimentari, che nel 2017 dovrebbero superare i 40 miliardi di euro, in realtà evidenzia da un lato la conferma della dinamica positiva per i prodotti dell’industria alimentare, con un saldo tra esportazioni e importazioni stimato in +2,8 miliardi di euro, ma dall’altro il persistere del saldo negativo per quanto riguarda gli scambi di prodotti agricoli, con un saldo stimato in -7,3 miliardi di euro.

Sempre meno occupati 
Notizie non buone vengono anche dal versante dell’occupazione in agricoltura: diminuiscono soprattutto gli autonomi (-3,2 per cento) e in particolare le donne (-7 per cento); segno negativo, pure per i dipendenti (-2,2 per cento) con, anche in questo caso, una flessione più rilevante per le donne (-8,4 per cento).

Si salva solo il vino 
«Il comparto vitivinicolo ha avuto dei buoni risultati nonostante le gelate tardo primaverili che hanno interessato parecchi territori - dice Claudio Cressati, presidente di Confagricoltura Fvg -. Le esportazioni sono in crescita e le nuove Doc, come Pinot grigio Delle Venezie e Friuli, hanno portato una ventata di positività nel comparto che è stata colta da molti viticoltori: oltre 500, a esempio, hanno già sposato la Doc Friuli, con una rinnovata sensibilità ambientale. Sono oltre 110, infatti, le aziende del FriuliVg che hanno aderito al Sistema di qualità nazionale di produzione integrata, per oltre 7.200 ettari e crescono notevolmente quelle che praticano l’agricoltura biologica che sono 854 aziende per 14.000 ettari».

Il male della zootecnia
La zootecnia si trova ancora in una situazione di chiaroscuro. Si registra, infatti, una diminuzione complessiva delle aziende regionali con produzioni zootecniche, che passano da 7.527 di inizio anno alle attuali 5.972. I bovini allevati sono 80.952 contro gli 82.800 dello scorso anno. In crescita, invece, i suini che dai 250.500 capi passano a 262.700 che, però, vengono macellati soprattutto fuori regione; i capi italiani macellati in strutture regionali si sono dimezzati in un anno, passando da oltre 9.700 agli attuali 4.600.

Bene pecore e capre 
In controtendenza gli ovicaprini, che salgono da 26.300 a 29.600 capi. È continuata la crescita dell’agriturismo, anche se di poco, con le attuali 656 aziende regionali che si dedicano all’accoglienza e alla ristorazione (erano 643 l’anno precedente).

E il mais? 
Dopo una partenza rallentata dalle gelate primaverili, il mais si è sviluppato bene ma la siccità e le forti raffiche di vento, unite alla pressione della diabrotica, un insetto terricolo, hanno limitato le produzioni. Per la soia si evidenzia la preoccupante diffusione della cimice asiatica per la quale non si è ancora trovata una soluzione concreta. «Il mercato cerealicolo ha proposto prezzi con un andamento piuttosto stabile, in controtendenza rispetto all’elevata volatilità registrata negli ultimi anni. Parallelamente si è visto l'affermarsi di filiere nazionali che permettono, in alcuni casi, di spuntare un premio sui prezzi di vendita».
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