A 70 anni Dino si compra la Vespa che usava quand'era vigile urbano

Venerdì 26 Gennaio 2018 di Paola Treppo
Dino Biasizzo
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TARCENTO (Udine) - Dino Biasizzo lo conoscono tutti, a Tarcento, e anche nelle Ville Slave, in quelle nelle borgate della Pedemontana Friulana dove una volta si parlava lo slavo arcaico e dove oggi si parla la lingua friulana. Ha 70 anni e vuole lasciare qualcosa a suo figlio, prima di andarsene, in pace. Cosa? Il simbolo di quello che è stata la sua vita, la sua professione, il suo impegno per la comunità delle Valli del Torre: fare il vigile urbano e farlo in tempi completamente diversi da oggi.

Così si è comprato all'asta una vecchia Vespa, una Px 200E targata Udine, della Piaggio. Una Vespa che giaceva ferma, da decenni, piena di polvere, nei magazzini del Municipio di Tarcento. Era un'asta a offerta in busta chiusa: chi più offre si aggiudica il bene. Lui, Dino, un uomo alto e magro, oggi brizzolato, con il pallino delle tradizioni, delle feste di classe, di "stare insieme", che usa un telefono senza WhatsApp e che non è neanche facile da trovare a casa, nella sua Sedilis, un borgo sulle colline di Tarcento, tra filari di Ramandolo, ha scritto 1500 euro, in quella offerta. E la Vespa adesso è sua. «Per mio figlio, che abbia un ricordo di me», dice. 

Non vale niente, quella vecchia Vespa; all'asta c'era anche Fiat Iveco 40Nc che una ditta di Cividale si è portata a casa per 260 euro. Dino ha "tirato alto", perché aveva paura di perderla. Che qualcun altro se la portasse via. «Non è proprio quella che usavo io - dice Dino - ma quella del mio collega Gerussi. Erano altri tempi. Era il 1977 quando sono stato assunto in Comune come vigile urbano. Era passato solo un anno dal terremoto e il commissario aveva in uso, per il Municipio, delle moto Gilera. Aveva lavorato bene, il commissario. Io e i colleghi Gerussi e Buttolo, che Buttolo era di Resia, avevamo anche una macchina. Ma il nostro lavoro lo facevamo in Vespa». 

​Adesso tutto è cambiato. Dino, una persona che a Tarcento tutti amano, per la sua umanità e semplicità, per il suo cuore buono, è andato in pensione nel 2005. Da allora non ha mai smesso di darsi da fare per il paese: è depositario delle antichissime tradizioni del Pust di Sedilis, cioè del Carnevale, in dialetto slavo. Si veste con abiti logori e colorati, come nelle Valli del Natisone, per correre tra le vigne di Sedilis quando arrivano i giorni senza regole dell'anno, in febbraio; i giorni in cui ogni cosa è permessa. Sa tutto del suo paese. La sua storia. Le sue tradizioni. Chi è vissuto lì, che cosa ha fatto, di chi era parente, che mestiere ha svolto. Dove è emigrato. Dove è morto. 

​Nei suoi 35 anni di vigile urbano ha sempre cercato di aiutare, di insegnare, di mediare. Per questo, anche adesso, tutti lo rispettano e gli vogliono bene. Ora ha 70 anni ma è ancora un uomo attivo, gioviale, che cerca di rendersi utile in ogni modo. Adesso si è pure portato a casa la sua vecchia Vespa. «Non è mica un rottame: è andata in moto a primo colpo, e dovevi sentire che bene che suonava. Mica come le macchine di adesso. Cumò o voi, adesso vado. Mandi. Passe a bevi un taj, passa a bere un bicchiere di vino». Così Dino saluta. Non è mai stato un uomo di tante parole. Ma di fatti, di responsabilità e rispetto delle regole. Sempre con il gran dono del buonsenso.
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