Ferriera di Servola: Arvedi minaccia di chiudere, 500 posti a rischio

Giovedì 12 Gennaio 2017 di E.B.
Ferriera di Servola: Arvedi minaccia di chiudere, 500 posti a rischio
TRIESTE - Il 28 febbraio. Questo il termine entro il quale, se non verranno chiarite le sorti del progetto industriale e del risanamento ambientale, il cavalier Giovanni Arvedi ha dichiarato di essere pronto a chiudere lo stabilimento siderurgico della Ferriera di Servola. Un annuncio a sorpresa giunto nel corso di un incontro con i sindacati e le segreterie confederali di categoria. Sarebbe emerso un forte disappunto da parte della proprietà - come si evince da un comunicato sindacale unitario - per il clima mediatico, politico e giudiziario che si sta determinando sulla fabbrica. In ballo vi sono oltre 500 posti di lavoro. Se entro il 28 febbraio, dunque, non verrà fatta chiarezza, Arvedi è pronto a bloccare l'approvvigionamento delle materie prime e ciò determinerebbe progressivamente la cessazione dell'attività siderurgica entro la fine di aprile. Proprio in queste ore, la Regione ha ribadito la volontà che ogni passaggio relativo all'attuazione dell'Accordo di programma sulla Ferriera sia attuato con precisione e nella massima trasparenza, nell'interesse primario del recupero ambientale, della salute di abitanti e lavoratori, di una riconversione industriale sostenibile.

Il Tar del Friuli Venezia Giulia ha intanto sancito l’ordinanza del sindaco Roberto Dipiazza nell’ambito del ricorso proposto da Siderurgica Triestina contro Comune, sindaco, Ministero dell’Interno, Ministero della Salute, Regione, Arpa, Azienda sanitaria universitaria integrata di Trieste e Provincia. Siderurgica Triestina puntava oltre che all’annullamento e sospensione dell’efficacia dell’ordinanza sindacale del 10 novembre 2016 con la quale si intimava di mantenere la produzione mensile di ghisa nel limite delle 34mila tonnellate e di comunicare settimanalmente agli enti preposti un report riepilogativo della produzione giornaliera in modo da permettere una verifica dell’andamento temporale produttivo dello stabilimento anche all’annullamento della diffida nei riguardi della Regione affinchè concludesse entro 45 giorni il procedimento amministrativo relativo agli interventi strutturali per l’altoforno. Il Tar ha respinto la domanda cautelare considerando che la Regione ha accertato nel frattempo il completamento degli interventi strutturali e che l’ordinanza impugnata ha cessato di produrre i propri effetti oltre al fatto che, per la giustizia amministrativa, è venuto meno il requisito normativo dell’imminenza del pericolo.
 
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