«Veneto Banca solida? Un falso
Consoli vantava realtà inesistente»

Martedì 4 Ottobre 2016 di Maurizio Crema
Vincenzo Consoli
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Vincenzo Consoli ha promosso un’immagine distorta di Veneto Banca che ha tratto in inganno i soci risparmiatori e deve rimanere agli arresti domiciliari nella sua villa di Vicenza. Queste le motivazioni dell’ordinanza del tribunale del Riesame di Roma dell’inizio di settembre scorso che ha confermato quanto disposto dal gip a inizio agosto. I difensori di Consoli sono pronti a fare ricorso in Cassazione: non condividiamo assolutamente questa impostazione. Entro fine mese il nuovo interrogatorio dell’ex top manager della banca trevigiana sotto inchiesta dalla Procura di Roma per aggiotaggio e ostacolo alla Vigilanza.
Il Tribunale del riesame ha confermato i provvedimenti decisi dai giudici il 2 agosto scorso che hanno portato all’arresto di Consoli. Nell’ordinanza di rigetto i giudici del Riesame sottolineano che l'ex Ad di Veneto Banca ha promosso per molti anni «una politica aziendale mirante ad accreditare, presso il pubblico dei risparmiatori e degli organi di vigilanza, un'immagine di solidità patrimoniale di Veneto Banca di fatto inesistente, segnatamente mediante la diffusione di dati non corrispondenti al vero tanto con riferimento all'ammontare del patrimonio di vigilanza quanto con riferimento al valore delle azioni sociali». Secondo il collegio presieduto da Filippo Steidl, neanche l'interrogatorio al quale fu sottoposto Consoli nello scorso agosto ha «introdotto elementi idonei a indebolire l'assunto d'accusa fondato su un ampio compendio indiziario». Al contrario, per il tribunale del riesame è stato proprio questo «sistema illecito - è detto nelle motivazioni - fondato sulla promozione di un'immagine distorta dell'istituto che alla fine ha schiacciato i piccoli risparmiatori, indotti ad acquistare prodotti artificiosamente sopravvalutati e impossibilitati ad ottenerne lo smobilizzo ai primi segnali di crisi».
«Il tribunale del Riesame riprende le conclusioni del gip e ritiene che siano reiteabili sia il reato di ostacolo alla Vigilanza che quello di aggiotaggio - commenta l’avvocato vicentino Alessandro Moscatelli che con il principe del foro Franco Coppi e il legale trevigiano Massimo Malvestio compone il collegio di difesa dell’ex manager che aveva cercato di fare leva sul fatto che Veneto Banca ormai era passata sotto il controllo di Atlante -. Non condividiamo questa ordinanza e proporremo il ricorso in Cassazione».
«Accogliamo con soddisfazione la decisione del tribunale del Riesame che sottolinea come Consoli abbia promosso la banca come un istituto solido patrimonialmente quando tale solidità era, secondo i giudici del Riesame, inesistente. Questo pronunciamento ci dà nuova spinta nelle nostre cause per conto dei soci risparmiatori di Veneto Banca - commenta l’avvocato trevigiano Matteo Moschini - fino a oggi ho promosso circa 300 cause, querele, reclami, ricorsi all’Arbitro finanziario nei confronti di Veneto Banca e ci siamo costituiti in giudizio a Roma contro Consoli. Secondo noi l’azione della banca è stata in passato sopravvalutata e questo ha indotto i risparmiatori a fare affidamento su questa falsa rappresentazione della banca e a investire in titoli della stessa. Pensiamo che le accuse della Procura di Roma abbiano fondate basi per essere confermata in tribunale. Attendiamo ora il rinvio a giudizio». 
Ultimo aggiornamento: 5 Ottobre, 08:26 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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