«Vincenzo Consoli aveva ancora grande potere in Veneto Banca»

Sabato 15 Aprile 2017 di Maurizio Crema
«Vincenzo Consoli aveva ancora grande potere in Veneto Banca»
Relazioni tecniche sulla vulnerabilità informatica di Veneto Banca. Mail del consulente tecnico del pubblico ministero Luca Terrinoni. Informazioni di natura riservata sulla situazione patrimoniale della controllata Veneto Banka Albania. Vincenzo Consoli, malgrado le dimissioni a fine luglio del 2015 dalla carica di direttore generale, ha continuato ad avere un gruppo di dirigenti a lui fedeli «da utilizzare per riprendere il controllo della banca» persino dopo che il fondo Atlante aveva preso le redini dell'istituto di Montebelluna.

La Corte di Cassazione pochi giorni fa ha pubblicato le motivazioni della sentenza del 16 dicembre 2016 con la quale rigettava l'istanza contro l'ordinanza del Tribunale della Libertà di Roma che confermava l'arresto (ai domiciliari) dell'ex amministratore delegato di Veneto Banca attuato il 2 agosto 2016. Da febbraio Consoli è tornato in libertà ed ora è in attesa dell'eventuale rinvio a giudizio nell'inchiesta per aggiotaggio e ostacolo alla vigilanza che lo coinvolge insieme ad altri 14 tra ex membri del cda, sindaci e manager. Unica misura confermata è il divieto di espatrio.

La sentenza della Corte Cassazione ha rigettato il ricorso presentato dagli avvocati di Consoli. E ha messo in luce diversi elementi che potrebbero avere un peso decisivo nel caso di un futuro processo. Uno dei fatti ricordati è il rinvenimento nella disponibilità di Consoli di una mail del 6 maggio del 2016, dunque a oltre 10 mesi dalla sue dimissioni, inoltrata a una serie di dirigenti di Veneto Banca e anche alla Banca d'Italia da parte di Luca Terrinoni, il consulente tecnico del pubblico ministero che stava indagando sulla crisi dell'istituto. «La disponibilità del documento palesa come l'indagato non abbia esitato, in tempi recentissimi, ad attivarsi per venire in possesso di informazioni relative all'indagine giudiziaria in corso e in quel momento non ancora oggetto di discovery, concretizzando ed attualizzando il pericolo che il ricorrente possa influire sulla raccolta della prova o comprometterne la genuinità», si legge nella sentenza della Cassazione. È stata poi accertata la disponibilità, senza alcune ragione giustificativa, da parte di Consoli, anche di una relazione del consulente tecnico interno della banca Paolo Campobasso, incaricato dall'istituto di credito di effettuare uno studio sullo stato di vulnerabilità dei sistemi informatici del Veneto Banca.

Con motivazione «particolarmente approfondita», scrive la Cassazione, il riesame ha evidenziato come «il Consoli, nonostante la sua uscita formale dal perimetro aziendale, abbia potuto fare affidamento, sino al momento dell'esecuzione della misura cautelare, su di una serie di soggetti a lui fedeli all'interno del management della banca, tanto da decidere, quando ormai il fondo di investimento Atlante aveva preso il controllo dell'istituto, di reagire alla decisione del nuovo vertice di procedere alla epurazione totale dei consoliani, progettando, nel corso della conversazione intercettata del 28 luglio 2016, con il dirigente De Fonzo, di riprendere il controllo di Veneto Banca». Ad avviso dei giudici della Cassazione, questo «disegno» dimostra «inequivocabilmente la sopravvivenza, a circa un anno di distanza da quando Consoli cessò dalla carica di direttore generale, di un gruppo di dirigenti a lui fedeli, in grado di condizionare la politica dell'istituto». Fatto confermato anche dal possesso di informazioni di natura riservata sulla situazione di Veneto Banka Albania, nel quadro di un'operazione volta ad acquisire, con l'ausilio di soggetti non identificati, il controllo di tale banca. Consoli si è difeso sostenendo che gli venivano chiesti solo pareri e che non aveva nessuna intenzione di comprarsi la banca in Albania. 
© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci