Veneto Banca, l'Ad Carrus
rassicura: qui niente licenziamenti

Venerdì 28 Ottobre 2016 di Maurizio Crema
Veneto Banca, l'Ad Carrus rassicura: qui niente licenziamenti
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Oggi summit a Milano tra i vertici di Veneto Banca e quelli di Popolare Vicenza. Mentre l'Ad della banca di Montebelluna Cristiano Carrus rassicura i dipendenti in videoconferenza: «Massima attenzione al personale, nessun licenziamento e presto verrà varato il piano industriale che sarà condiviso con le parti sociali».

Musica di tutt'altro genere rispetto a quella suonata mercoledì dal leader vicentino Gianni Mion, che ha annunciato 1300-1500 esuberi strutturali (cioè definitivi) e di una fusione necessaria per far ripartire gli istituti facendo però slittare al 9 novembre ogni decisione su azione di responsabilità agli ex vertici e tavoli di conciliazione con gli azionisti gabbati. Oggi a Milano ci saranno i due presidenti Beniamino Anselmi e Mion, ancora piuttosto distanti sulla possibile fusione tra le due banche, i vicepresidenti Maurizio Lauri e Salvatore Bragantini più i due amministratori delegati, Carrus e Francesco Iorio. Sul tavolo dalle regole comuni per i futuri dei tavoli di conciliazione, fino alle strategie da mettere in campo per la fusione, delineata dalla Bce e dal fondo Atlante, proprietario dei due istituti di credito veneti.

Ma da risolvere c'è prima di tutto il problema occupazione. Il presidente di Bpvi Gianni Mion ha annunciato esuberi per 1.300-1500 unità in tempi brevi (coperti dai fondi di settore per i prepensionamenti in 500), annuncio che ha subito scatenato la dura reazione dei sindacati. Sull'altro fronte, dall'istituto di Montebelluna si parla di un migliaio di esuberi, 700 già definiti dal piano industriale precedente, con 100 addetti in uscita già entro fine dicembre e il resto nei prossimi anni. Il sindacato avverte che si tratta di esuberi congiunturali e che comunque si discute sempre sul piano delle iniziative volontarie e dell'avvio di contratti di solidarietà per coprire le altre esigenze di personale. Una soluzione non traumatica che passa anche dal taglio degli stipendi dei manager (potrebbero arrivare risparmi per 7-8 milioni). Dalla sforbiciata in totale dovrebbero arrivare 100 milioni di minori costi del personale.

E dalla vendita dell'aereo, già perfezionata, 3-4 milioni per affrontare i casi più gravi dei soci azzerati nei risparmi con il crollo dell'azione a 10 centesimi. Veneto Banca vuole mettere anche mano ai crediti deteriorati e ha chiamato a gestirli un esperto del ramo come Flavio Venturini, già braccio destro di Anselmi, che a tutti i suoi collaboratori suggerisce prudenza e grande attenzione nella gestione del piano per evitare ricadute sociali oltre a quelle strettamente necessarie e collegate alla chiusura di altri 40 sportelli oltre ai 70 già fissati. Rientra in quest'ottica l'idea di mantenere nel perimetro le banche estere e la definizione della Bim come banca strategica per il gruppo che invece potrebbe presentare delle novità nel Sud, in Banca Apulia. L'impressione è che a Montebelluna stiano ancora valutando la possibilità di andare avanti in solitaria nella ristrutturazione della banca che ha chiuso il primo semestre con una perdita di 259 milioni. Per poi approdare a un'alleanza più avanti, magari proprio con Bper.

Popolare Vicenza invece appare convinta di andare alla fusione anche perché le necessità di nuovi capitali sarebbero molto stringenti e il riassetto della macchina complesso e non solo per i 1500 esuberi e gli altri 50 sportelli che sarebbero in via di chiusura. Nel frattempo gli artigiani sono preoccupati: in una lettera aperta Renzo Sartori di Confartigianato Treviso e Agostino Bonomo dell'organizzazione di Vicenza scrivono ai vertici delle due ex Popolari: «Vogliamo chiarezza per le nostre imprese, che non hanno chiarezza di continuità e prospettiva dalle due banche».
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