Banche venete, ora nel mirino
finisce anche la Banca d'Italia

Venerdì 1 Settembre 2017
Ignazio Visco
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La Procura di Roma ha aperto un fascicolo sulla vigilanza della Banca d'Italia. Lo riporta Il Fatto quotidiano che sostiene l'inchiesta sia nata da un memoriale di Pietro D'Aguì, ex manager della Banca intermobiliare (Bim), controllata da Veneto Banca. L'indagine è stata affidata dal procuratore Pignatone ai sostituti titolari dell'indagine su Veneto Banca. I pm della procura di Roma hanno trasmesso ai colleghi di Treviso, per competenza territoriale, l'esposto presentato nei mesi scorsi da D'Aguì: il documento, che precede di alcuni mesi quello attualmente al vaglio degli inquirenti, è nei confronti di Veneto Banca e dell'ex ad Vincenzo Consoli per estorsione e truffa aggravata.

Il memoriale da cui parte l'inchiesta sulla vigilanza della Banca d'Italia sarebbe stato depositato il 30 giugno scorso dall'avvocato Michele Gentiloni Silveri, cugino del Presidente del Consiglio. L'accusa contenuta nel memoriale sarebbe il comportamento della vigilanza durante l'acquisizione di Bim da parte di Veneto Banca «con successivo inadempimento da parte di quest'ultima alle obbligazioni assunte». Il secondo punto critico, secondo il memoriale, sono gli errori compiuti durante l'ispezione sulla Bim da Emanuele Gatti per la Banca d'Italia. Terzo punto critico il comportamento della vigilanza in relazione al mancato acquisto della Bim da parte di una cordata di investitori. 

L'ESPOSTO TRASMESSO A TREVISO - ESTORSIONE E TRUFFA AGGRAVATA
L'esposto trasmesso alla Procura di Treviso è quello presentato nei mesi scorsi da Pietro D'Aguì nei confronti di Veneto Banca e dell'ex ad Vincenzo Consoli per estorsione e truffa aggravata ed ha preceduto quello, attualmente al vaglio degli inquirenti di piazzale Clodio, su presunte incongruenze segnalate dallo stesso D'Aguì in materia di vigilanza da parte della Banca d'Italia.

Nella denuncia presentata contro Veneto Banca, l'ex ad del gruppo Bim ricorda le tappe che, a partire dal 2008, portarono alla fusione della banca d'affari con l'istituto di credito trevigiano, operazione da alcune centinaia di milioni di euro che la banca guidata all'epoca da Consoli pagò con azioni proprie.
Quando Bim, precisa D'Aguì, tra la fine del 2014 e l'inizio dell'anno successivo, cercò di uscire da Veneto Banca per strategie non più condivise, rivendicò la messa all'incasso delle azioni di Veneto Banca. Tale obbligo tuttavia, è detto nella denuncia, non fu ottemperato.
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