CONEGLIANO - Irina Bacal è morta guardando in faccia il suo assassino. È lo stesso Mihail Savciuc a riferire questo drammatico dettaglio, nel corso dell'interrogatorio di garanzia davanti al gip Bruno Casciarri. Un racconto crudo, tale da persuadere il magistrato a convalidare il fermo e a disporre la custodia in carcere nei confronti del 19enne di Godega di Sant'Urbano, che domenica 19 marzo a Vittorio Veneto ha ucciso la 20enne di Conegliano e il bimbo che portava in grembo. Secondo la versione di Mihail, il delitto sarebbe stato commesso al culmine di una lite proprio sulla gravidanza, che Irina avrebbe voluto rivelare alla madre e alla nuova fidanzata del ragazzo. «A quel punto dichiara a verbale il moldavo io mi sono sentito perso, ho preso un sasso che era lì a terra e l'ho colpita alla tempia sinistra una sola volta. Ho visto Irina che perdeva sangue ed era già caduta per terra, già non si muoveva più; una volta che era a terra l'ho stretta al collo». Il giudice gli chiede se la donna fosse ancora viva, in quel momento. «Sì risponde il giovane perché ha aperto gli occhi; non ha detto niente». Sono i passaggi più truci dell'interrogatorio. Il gip Casciarri domanda all'indagato per quanto tempo abbia stretto le mani al collo della vittima. «Due o tre minuti sottolinea lui . Non aveva alcuna reazione...»...
Hai scelto di non accettare i cookie
La pubblicità personalizzata è un modo per supportare il lavoro della nostra redazione, che si impegna a fornirti ogni giorno informazioni di qualità. Accettando i cookie, ci aiuterai a fornire una informazione aggiornata ed autorevole.
In ogni momento puoi modificare le tue scelte tramite il link "preferenze cookie".