Treviso. Terrore in centro: segregata
e torturata per 24 ore dal convivente

Domenica 13 Marzo 2011 di Bruno De Donà
Lo stanzino dove era rinchiusa la vittima (PhotoJournalists)
TREVISO - Torturata con mozziconi di sigaretta, seviziata con il coltello e chiusa per oltre 24 ore in un ripostiglio. Una lite tra conviventi ha scatenato la follia in un appartamento di via Cornarotta. La vittima una 33enne polacca, l’aguzzino il compagno. La donna stata liberata la scorsa notte dai militari dell’Arma intervenuti dopo le segnalazioni dei vicini: «In quella casa c’è una persona che urla e chiede aiuto». Lei era chiusa a chiave in uno sgabuzzino, coperta di sangue, con ustioni e ferite da taglio alle mani e ai piedi. Il convivente, Stefano Favretti, 33 anni, nato a Belluno ma residente a Padova, è stato arrestato con le accuse di sequestro di persona, lesioni e violenza privata.



La coppia aveva preso alloggio da appena due giorni al piano superiore di un vecchio edificio. Favretti quell’appartamento l’aveva da poco ereditato da uno zio. Vi si era appena sistemato con una ragazza di origine polacca. Entrambi avevano alle spalle un tratto di storia comune. Si erano infatti conosciuti mesi addietro all’interno di una comunità di recupero per alcolisti di Teolo. Poi la possibilità di sistemarsi insieme nell’alloggio mansardato a Treviso. Erano venuti a vederlo giovedì scorso. Settanta metri quadri nel centro storico da sistemare.



Uscire dal tunnel dell’alcol non è facile. Lei lo aveva capito alla luce dell’esperienza in comunità che l’aveva condotta a disintossicarsi. E doveva certo averlo compreso anche lui. Che, tuttavia, non aveva recepito fino in fondo la lezione. Tant’è che la donna lo ha sorpreso a scolare bottiglie di liquori trovati in casa. Ne è sorto un litigio. Che è andato progressivamente in crescendo. Il trentatreenne, evidentemente in preda ai fumi dell’alcol, l’ha prima torturata con una sigaretta accesa, poi l’ha picchiata, ferita con un coltello e costretta a sua volta a bere e poi l’ha chiusa a chiave nel ripostiglio togliendo la maniglia alla porta in modo che lei non potesse uscire.



Sono state ore di angoscia per la polacca. Urli, rumori, fracasso fino a quando, nel cuore della notte, le invocazioni di aiuto sono state udite distintamente dai vicini che hanno chiamato i carabinieri. Quando gli uomini dell’Arma si sono presentati all’uscio Favretti ha obiettato che si trattava di violazione di domicilio. Ma i militari avevano già notato l’appartamento a soqquadro e ciocche di capelli sul pavimento. Di lì a poco la fine della barbarie. La donna è stata liberata dalla sua prigione e trasportata al Ca’ Foncello: ne avrà per 20 giorni. Lui, invece, si è ritrovato con le manette ai polsi.
Ultimo aggiornamento: 14 Marzo, 19:21 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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