Tennista 29enne fermata al Canova
fuggiva dall'Iran con documenti falsi

Sabato 6 Ottobre 2018 di Denis Barea
La donna ha esibito un passaporto falso ed è stata arrestata dalla polizia di frontiera del Canova
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TREVISO - Giovane, bella, elegante nel vestire e nei modi. Ma anche clandestina. L’hanno arrestata mercoledì all’aeroporto Canova di Treviso mentre cercava di imbarcarsi su un volo diretto a Londra Stansted. Agli agenti di Polizia alla frontiera ha esibito un passaporto della Repubblica Ceca maldestramente contraffatto e sono scattate le manette. Ma la 29enne non è un migrante illegale qualunque. La donna, che ieri mattina è apparsa davanti al giudice per la convalida dell’arresto e la direttissima (in cui è stata condannata a 4 mesi e 10 giorni di reclusione, con pena sospesa) è una tennista iraniana professionista in fuga dal suo paese perché perseguitata in quanto convertita al cristianesimo.

Nel paese degli Ayatollah i cristiani vivono in relativa tranquillità, costruiscono le loro chiese, hanno libertà piena di culto e non esistono particolari forme di discriminazione nei loro confronti. Solo però se lo sono di nascita. La conversione dei musulmani è invece un reato, punibile con una pena che può variare dai 2 anni di carcere duro fino anche alla condanna a morte. Oltre a prevedere, come pena accessoria, la fustigazione, come accaduto qualche anno fa ad alcuni studenti di Teheran, ai quali per essere diventati cristiani sono stati inflitti 10 anni di galera e 99 frustate ciascuno. «Avevo paura per la mia vita» ha detto ieri mattina al giudice la ragazza.
In Iran oltre ad essere una tennista professionista (doveva partecipare a un torneo internazionale proprio in questi giorni) lavorava come istruttrice, sempre di tennis. A un certo punto ha sentito stringersi intorno il cerchio dei controlli e allora insieme ad una amica (da cui si è separata nella fuga) ha preso un po’ di soldi e il minimo indispensabile, ha riempito le valigie ed è partita. Una fuga programmata da tempo e preparata nei minimi particolari. Pianificata proprio per l’inizio dell’autunno e che nelle intenzioni della donna avrebbe dovuto portarla a Londra, dove sperava di poter entrare utilizzando un passaporto dell’Unione Europea sfuggendo così ai controlli più stringenti. Ma all’aeroporto di Treviso quel documento non è passato inosservato agli agenti della Polaria e il “viaggio della speranza” si è interrotto e trasformato in un processo. Ora la donna, assistita dall’avvocato Arnold Zago, ha chiesto la protezione delle autorità italiane.
 
Nel nostro Paese l’iraniana era arrivata qualche giorno fa dopo un migliaio di chilometri di viaggio via terra. Per novemila euro lei e l’amica avrebbero acquistato un “passaggio” dai trafficanti che battono le piste che attraversano il territorio persiano con “carichi” di uomini e donne provenienti dall’Afghanistan, dal Pakistan e dal Bangladesh. Incluso nel prezzo anche il passaporto falso, che la 29enne si sarebbe vista consegnare una volta arrivata in Turchia. Buttato il proprio telefono cellulare per paura di poter essere rintracciata è risalita lungo i Balcani fino ad arrivare in Italia. Qui avrebbe acquistato il biglietto aereo, destinazione l’aeroporto londinese di Stansted. Dopo la direttissima ha lasciato il tribunale da donna libera grazie alla sospensione della pena. Ora spera che le autorità italiane, alla luce della sua complessa vicenda le concedano prima il permesso di soggiorno temporaneo e poi accolgano la sua richiesta di asilo come rifugiata. A quel punto, con tutte le carte a posto, potrebbe decidere di lasciare il nostro Paese e andare lì dove pensa di potersi ricostruire la vita lontano dalle persecuzioni. Magari riprendendo anche in mano la racchetta da tennis.
 
Ultimo aggiornamento: 15:24 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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