Treviso. Strattonò l'alunno disabile, prof sospeso ma si difende: «Volevo calmare la sua crisi»

Giovedì 8 Febbraio 2024 di Angela Pederiva
Treviso. Strattonò l'alunno disabile, prof sospeso ma si difende: «Volevo calmare la sua crisi»

TREVISO - Il caso era scoppiato nel Trevigiano un anno fa, quando un professore era stato accusato di aver strattonato un alunno di 11 anni, scaraventandolo tra il banco e il muro. La famiglia si era spaventata e gli altri genitori si erano preoccupati, tanto che il sindaco aveva chiesto la sospensione dell'insegnante, come solitamente accade per i bulli: «Se un ragazzo si fosse comportato in questo modo, sarebbe stato subito sospeso». In effetti è stato avviato un procedimento disciplinare a carico del docente, che però si difende sostenendo di aver solo provato a gestire l'inquietudine di un ragazzino disabile, tanto da essersi «limitato a cercare di calmarlo e di trattenerlo affinché non si facesse male e non facesse male agli altri».

L'EPISODIO

La sua versione emerge dalla sentenza con cui il Consiglio di Stato ha respinto il suo appello, dopo che già il Tar del Veneto aveva respinto il suo ricorso, entrambi presentati contro il ministero dell'Istruzione e l'istituto comprensivo a cui fa capo la scuola media dov'era avvenuto l'episodio. Secondo la ricostruzione contenuta negli atti del contenzioso, il 15 febbraio 2023 il prof avrebbe avuto «un'aspra discussione con l'alunno», tanto che un collaboratore scolastico aveva poi riferito di essere intervenuto «per procedere alla medicazione di una piccola abrasione presente nell'orecchio destro». Successivamente alcuni genitori degli altri compagni avevano dichiarato, in base ai racconti dei propri figli, che il ragazzino «non rispettava gli inviti del professore a sedersi al proprio posto, chiedendo insistentemente allo stesso insegnante di far ascoltare una canzone di suo gradimento che era già stata proposta e ascoltata da tutta la classe nella lezione precedente». Di fronte al diniego, l'allievo «ostacolava il normale svolgimento della lezione», circostanza per cui il docente appariva «fortemente contrariato», tanto da reagire.

Il 24 febbraio l'istituto comprensivo lo aveva sospeso dall'insegnamento «in via provvisoria e cautelare»; quattro giorni dopo l'Ufficio scolastico regionale aveva convalidato la misura, fino ad avviare il 2 marzo un procedimento disciplinare, contestandogli «fatti e atteggiamenti (...) durante l'attività didattica () che risulterebbero essere in contrasto con i doveri e gli obblighi contrattuali e comportamentali della funzione docente, nonché in violazione con la funzione di educatore».

L'ACCESSO

Condotte violente «fortemente contestate» dal prof, però, il quale afferma di essersi «trovato a dover gestire da solo ed impreparato una forte crisi del ragazzino», portatore di un grave handicap certificato. Per poter difendersi, l'insegnante ha chiesto l'accesso agli atti della vicenda, compresi i documenti riguardanti lo stato di salute del minore. Ma il dirigente scolastico ha accolto solo parzialmente la sua istanza, permettendogli di vedere soltanto alcune carte e oscurando certe informazioni. Per questo il professore si è rivolto ai giudici amministrativi. Ma come già il Tar, adesso pure il Consiglio di Stato ha stabilito che la scuola ha operato un corretto «bilanciamento di interessi, tra l'ampia facoltà di accesso agli atti per esigenze difensive prevista dalla legge e i limiti che per converso ne derivano in presenza di dati sensibili, come quelli afferenti allo stato di salute, protetti da riservatezza». Dunque per ora dovrà andare avanti il procedimento disciplinare nei confronti del prof: nel caso in cui l'esito fosse «in suo danno», potrà essere presentato un ricorso e l'autorità giudiziaria potrà «ordinare l'esibizione degli atti nel procedimento eventualmente instaurato, con le necessarie garanzie». 

Ultimo aggiornamento: 9 Febbraio, 11:05 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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