Crisi Stefanel, rischio chiusura dello stabilimento: 89 dipendenti in bilico

Mercoledì 9 Gennaio 2019 di Gianandrea Rorato
Crisi Stefanel, rischio chiusura dello stabilimento: 89 dipendenti in bilico
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PONTE DI PIAVE - Il pericolo chiusura della Stefanel di Ponte di Piave torna a farsi concreto per gli 89 dipendenti che lavorano nella sede trevigiana del noto marchio di abbigliamento. È quanto è emerso dopo il vertice convocato a Venezia dall'assessore regionale al lavoro, Elena Donazzan, insieme alla direzione del gruppo e a rappresentanti di Assindustria Venetocentro. Dall'incontro erano attese indicazioni per l'immediato futuro dell'azienda, ora controllata dai fondi Oxy-Attestor Italia, da anni al centro di una difficile situazione finanziaria. È anche attesa in questi giorni una risposta del Tribunale di Treviso relativamente a una seconda richiesta di concordato in bianco in tre anni avanzata dalla società la quale, in ogni caso, non ha nascosto oggi l'intenzione di  procedere ad una consistente «riorganizzazione con riflessi occupazionali».
IL TIMOREL'ipotesi di una delocalizzazione potrebbe far saltare il posto di lavoro a parecchi dipendenti, nell'ordine di diverse decine sulla novantina tutt'ora attiva nella storica sede di via Postumia. Ieri in paese era comune un sentimento tra l'angoscia e la rassegnazione: «Ce lo aspettiamo da tempo - spiega la 40enne F.R. - lavoro qui da una ventina d'anni e ormai siamo abituati a questo tipo di situazioni. Sapevamo che quella di Venezia sarebbe stata una riunione importante. Ma sapevamo anche di non doverci aspettare chissà quali risultati. Purtroppo sentiamo sempre più spesso parlare di ammortizzatori sociali. C'è chi ipotizza uno spostamento in altra sede. Nel mio caso, se ci sarà una delocalizzazione, dovrò cominciare a guardarmi intorno. Abito con la mia famiglia. E non posso allontanarmi da casa. Domattina (oggi, ndr) tornerò al lavoro e i nostri rappresentanti sapranno essere più esaustivi». 
I SINDACATILa segretaria generale della Filtcem Cgil di Treviso, Cristina Furlan, non nasconde la preoccupazione: «Le informazioni non sono state chiare, temiamo vi sia l'intenzione di chiudere la sede storica di Stefanel di Ponte di Piave. I rappresentanti di Stefanel hanno parlato di ammortizzatori sociali senza però precisare se le misure siano del tipo straordinario tipico dele crisi aziendali oppure della cassa integrazione per cessazione di attività. Abbiamo forti timori che il progetto sia quello di trasferire la sede a Milano e di ridurre l'operatività di Stefanel ad una pura insegna di natura commerciale».
GLI AMMINISTRATORIOggi il comune di Ponte di Piave è commissariato. Ma durante la precedente amministrazione, la Giunta si era spesa sull'argomento. Spiega l'ex sindaco Paola Roma: «Sto seguendo da vicino la vicenda; a suo tempo diedi da subito la disponibilità alla proprietà dell'azienda per trovare soluzioni concertate con i dipendenti. Si tratta spesso di famiglie pontepiavensi che rischiano di trovarsi in difficoltà. Spero che la situazione si risolva al meglio, trattandosi di una realtà storica che ha rappresentato e rappresenta molto per chi abita qui». Simile l'opinione dell'ex assessore alle attività produttive Silvana Boer: «La Stefanel a suo tempo aiutò molte famiglie locali e per questo era un valore per la nostra comunità. Diede lavoro a centinaia di persone, tanti giovani della zona riuscirono a trovare un impiego proprio qui. Ricordo che al momento del nostro insediamento, nel 2014, ci furono diversi licenziamenti. E ora, a distanza di qualche anno, sembra difficile vedere la fine del tunnel. Conosco molti dipendenti ed ex dipendenti e sento la loro preoccupazione». 
NEL PASSATORoberto Zanchetta, sindaco tra il 2004 e il 2014, segnala come si tratti di una situazione che si trascina da anni. «Ricordo che subito dopo la mia conferma - spiega Zanchetta - tra il 2009 e il 2010, mi recai in Stefanel a nome della Giunta. Da più parti infatti c'erano rumors allarmanti. All'epoca risposero rassicurandomi. Poi ci fu una prima crisi aziendale e molti dipendenti o ex dipendenti Stefanel mi chiesero di intervenire in qualche modo o domandavano sussidi per tirare avanti. In qualche caso particolarmente complicato dovemmo intervenire economicamente. Come tutti i cittadini di Ponte continuo a seguire una vicenda che crea reale apprensione».
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