Sfida al sigaro Toscano con il tabacco coltivato in Veneto

Lunedì 18 Giugno 2018
Sfida al sigaro Toscano con il tabacco coltivato in Veneto
ORSAGO - In Veneto, il tabacco si coltiva da cinquecento anni. Da quando, si narra, un monaco benedettino di ritorno dal Nuovo Mondo portò con sé dei semi e li piantò. Al tempo si chiamava Erba del Gran Priore o Erba Santa. Per gli abitanti della zona del Brenta e del Grappa fu una manna e ben presto sostituì le coltivazioni di canapa, granoturco e miglio. L'uso del tabacco si diffuse rapidamente e, alla metà del Seicento, la Repubblica di Venezia, che ne aveva fiutato l'importanza commerciale, ne vietò la semina, l'impianto e la vendita privata.
Nei secoli, tale provvedimento è diventato il monopolio di Stato che, nell'ambito della produzione di sigari, fino al 2000 era detenuto esclusivamente da Manifatture Sigaro Toscano. Fino al 2013, nessuno aveva osato sfidare il  colosso italiano dei sigari. Lo ha fatto Cesare Pietrella, imprenditore di Vittorio Veneto, che ha fondato, nella zona industriale di Orsago, il Moderno Opificio del Sigaro Italiano. È stato definito un folle. Ed in effetti solo un folle poteva mettersi in testa di sfidare un´azienda ex monopolista con 200 anni di storia alle spalle. «La volontà era quella di offrire al mercato una valida alternativa all´unico prodotto italiano, di nome e quasi di fatto spiega Pietrella - presente nel panorama del sigaro italiano, grazie ad una visione fantascientifica, ma ad un background solido nel settore del tabacco». Pietrella infatti aveva alle spalle un'esperienza ultra decennale di commerciante di tabacco.
La produzione del sigaro Ambasciator Italico è cominciata il 3 febbraio 2014, dopo una serie interminabile di pratiche burocratiche dettate da un sistema di gestione che, dice Pietrella non facilita i nuovi player. L'impresa è iniziata, insieme al figlio Philip, con due macchinari presi in prestito da un'azienda americana sull'orlo del fallimento. A questo punto i Pietrella incapparono nel secondo ostacolo. Quando il Sigaro Toscano venne a sapere che stava nascendo una nuova fabbrica italiana di sigari, non ne fu felice. Rilevò l'azienda americana e si riprese pure le macchine. Il Moderno Opificio dovette ricominciare daccapo la ricerca di macchinari.
ROLLATURACosa non facile perché la tecnologia, nel settore della produzione di sigari, non si è evoluta. La rollatura dei sigari è un'operazione delicata, fatta di diverse componenti naturali, vive in un certo senso, quali la foglia di tabacco, la materia prima spezzettata e la colla di cellulosa, da far convivere con quelle meccaniche per ottenere qualità elevata. Servono dunque investimenti onerosi in ricerca e progettazione, che attualmente le aziende italiane del settore non sono pronte a sostenere. I quattro macchinari utilizzati per rollare gli Ambasciatori italici risalgono al 1960, con camme e leve in ghisa, su un brevetto degli anni '20. I primi sigari sono usciti sul mercato nazionale a settembre dello stesso anno.
Nel 2014 il Moderno Opificio aveva 13 dipendenti e ha venduto 500 mila sigari solo in Italia, ricavandosi una quota di mercato dello 0,3%. Oggi le macchine sono quattro, i dipendenti sono 35, nel 2017 sono stati venduti in Italia 4 milioni e mezzo di sigari ai quali si aggiunge un altro mezzo milione all'estero (+ 97% rispetto al 2016) con una quota di mercato del 4% (secondo player italiano) ed un fatturato di 2 milioni di euro. L'Ambasciator Italico si pone nella fascia dei sigari tradizionali di alta qualità e si è fatto strada anche nel mercato estero.
MERCATI ESTERIÈ presente in diversi Paesi, il primo è stato la Slovenia al quale sono seguiti Croazia, Serbia, Romania, Lituania, Turchia, Stati Uniti, Stato del Vaticano e, tra poche settimane, sbarcherà anche nel Regno Unito. Il primo trimestre del 2018 conferma il trend di crescita. Attualmente il Moderno Opificio produce 20mila sigari al giorno, cifra che soddisfa le richieste del mercato che però sono in aumento. Ecco perché Pietrella ha recentemente acquistato il capannone a fianco dello stabilimento principale, dove al momento viene fatta la selezione delle foglie di tabacco della varietà Virginia Bright che proviene dalle coltivazioni di proprietà nel basso veronese, affidate all'esperienza di un coltivatore storico. Un investimento che è stato fatto anche per far fronte alla difficoltà di reperire il tabacco in Italia (la varietà Kentucky, più diffusa ed utilizza, proviene in gran parte dagli Stati Uniti), nonostante la produzione di tabacco in Veneto rappresenti il 20% della produzione nazionale. Tuttavia i coltivatori hanno contratti diretti ed esclusivi con l´ex monopolista.
MASTER BLENDERLa sferzata decisiva all'impennata dell'Ambasciator Italico l'ha data l'entrata in squadra del master blender Domenico Napoletano, che ha lavorato per molti anni per il Sigaro Toscano. Il blender è, nel mondo del tabacco, l'equivalente dell'enologo in quello del vino. La parte più delicata della fabbricazione del sigaro però viene affidata alle donne. Per questo, al Moderno Opificio del Sigaro Italiano l'80% dei lavoratori è donna. E per il futuro c'è in previsione l'incremento del personale femminile. I Pietrella hanno infatti in cantiere un progetto importante: la produzione di sigari fatti a mano.
Elisa Giraud
Ultimo aggiornamento: 13:07 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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