Cugine travolte e uccise in A28 dal pirata: respinto il ricorso, Traykov torna in carcere. Alla famiglia di Jessica risarcimento da 670mila euro

Martedì 9 Gennaio 2024
Sara Rizzotto e Jessica Fragasso

Un risarcimento di 676mila euro per la figlia uccisa in A28 da un automobilista che quella sera sfrecciava in autostrada a 180 chilometri orari e che non si è fermato a prestare soccorso. È la cifra liquidata ai genitori di Jessica Fragasso, la 20enne di Mareno di Piave morta la sera del 30 gennaio 2022 insieme alla cugina Sara Rizzotto, 26 anni, di Conegliano.

A bordo della Panda speronata dal suv Land Rover di Dimitre Traykov, 62enne bulgaro, c'erano anche le due figliolette di Sara, sopravvissute all'impatto. «La cifra liquidata è il massimo che i genitori potevano ottenere in base alle tabelle relative ai risarcimenti - spiega il legale dei Fragasso, l'avvocato Enrico D'Orazio -.

Fermo restando che nessuna cifra potrà mai restituire loro la figlia perduta. Nessun risarcimento potrà mai colmare il vuoto immenso lasciato da Jessica».

Quello che le famiglie delle due ragazze chiedono è giustizia: vogliono vedere finalmente Traykov dietro le sbarre

Oggi, 9 gennaio, era fissata l'udienza in Cassazione: i giudici hanno respinto il ricorso e Traykov è stato accompagnato in carcere a Pordenone. L'investitore è stato condannato in Appello a 7 anni di reclusione per omicidio stradale con fuga e lesioni.


I MOTIVI DEL RICORSO


La difesa di Traykov, sostenuta dall'avvocato Maurizio Mazzarella, ha presentato ricorso contro la sentenza d'appello che confermava la condanna a 7 anni, inflitta in primo grado, a carico dell'imprenditore bulgaro Dimitre Traykov. Nei motivi del ricorso il legale ha contestato l'aggravante della fuga ricostruendo il terribile incidente. Il legale puntualizza nel ricorso che l'incidente è successo alle 19.40 e i soccorsi sono arrivati alle 19.54. Una testimone alle 20.06 aveva visto il Traykov uscire dalla sede stradale scavalcando il guardrail a circa un chilometro e mezzo dalla Panda Fiat, l'altro veicolo coinvolto nel disastro. Traykov, quindi, non si sarebbe allontanato dal luogo dell'incidente restando nella bretella autostradale per 26 minuti dopo lo schianto. «Non si sarebbe, quindi, allontanato al momento dell'arrivo dei soccorsi - scrive l'avvocato - e soprattutto non è fuggito in quanto le forze dell'ordine lo hanno trovato a casa, dopo circa due ore, con le scarpe e i pantaloni con tracce di fango e i vestiti sporchi di sangue». Il legale dell'imprenditore chiede, poi, il riconoscimento delle attenuanti generiche facendo leva sul fatto che l'imputato voleva fin dall'inizio ammettere la propria responsabilità e "per quanto potesse servire, chiedere perdono". «Non gli è stato concesso di farlo, non certo per sua scelta» scrive il legale.


IL RISARCIMENTO


E poi, nel ricorso, si ripercorre la complessa gestazione del risarcimento del danno. «Non è una colpa di Traykov se l'assicurazione Adriatic non ha ancora risarcito il danno, nonostante le numerose sollecitazioni. L'Adriatic fa orecchie da mercante creando un danno economico anche all'imputato» scrive l'avvocato, ricordando il versamento di 70mila euro a favore delle figliolette di Sara Rizzotto che erano rimaste ferite nell'incidente. Il procuratore generale della Cassazione ha già chiesto il rigetto delle istanze di parte. Ma l'ultima parola spetta oggi alla Suprema Corte.


Valeria Lipparini
Maria Elena Pattaro

Ultimo aggiornamento: 20:53 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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