Stordita col Taser e sequestrata in casa dai nipoti aguzzini

Venerdì 6 Luglio 2018 di Mattia Zanardo
Stordita col Taser e sequestrata in casa dai nipoti aguzzini
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FARRA DI SOLIGO - Cercavano soldi facili. E quella donna pareva il bersaglio ideale: aveva con sé - almeno così erano convint i- parecchio denaro, viveva in una villetta isolata, tra i vigneti di Col San Martino, e quella sera era sola in casa perché il marito, come spesso gli accadeva per il suo lavoro di camionista, si trovava in Spagna e non sarebbe rientrato prima del fine settimana. Particolari di cui loro erano a conoscenza, essendo non solo originari dello stesso paese della vittima, la Polonia, ma anche suoi parenti: figli di una cugina del compagno. Ora che i Carabinieri hanno arrestato i due autori, è accertato: la rapina avvenuta ai danni di Dorota Turek è maturata nell'ambito familiare.

 
NOTTE BUIA E GELIDAIl delitto, compiuto nella notte tra il 28 febbraio e il primo marzo scorso, aveva suscitato clamore, non solo per le modalità piuttosto violente (la donna era stata immobilizzata, malmenata e stordita con una pistola elettrica), ma anche perché avvenuto poche ore prima del brutale duplice omicidio di Loris Nicolasi e Annamaria Niola, i due coniugi di Rolle di Cison di Valmarino. Data la non molta distanza tra le località, nell'immediatezza si era ipotizzato un qualche collegamento tra i due episodi. Nessuna connessione, invece, sussiste, come ribadisce anche il colonnello Gaetano Vitucci, comandante provinciale dell'Arma. Le indagini lo hanno confermato: a muovere Mateusz Zbigniew Chudoba, 27 anni, e Marek Jan Switacz, 24, è stato un mero movente economico.
FRATELLASTRIChissà, forse il primo, residente in Polonia, ma che nelle sue puntate in Italia faceva base a Sernaglia della Battaglia, avendo da poco avviato una ditta di trasporti aveva bisogno di liquidità e ha convinto ad aiutarlo il fratellastro (i due sono figli della stessa madre, ma di padri diversi), operaio, che invece a Sernaglia abita stabilmente. E la 49enne cugina è stata scelta perchè ritenuta danarosa, non perchè, secondo quanto appurato, ci fossero rancori. Di certo, i due non le hanno riservato particolari riguardi: entrati verso le due di notte da una finestra, il più giovane si è messo a frugare al pian terreno, il maggiore invece è salito al piano superiore, sorprendendo la padrona di casa a letto. Impossibile riconoscerlo: oltre alla scarsa frequentazione, aveva il volto coperto e ha pronunciato pochissime parole, in un italiano senza inflessioni. L'ha bloccata con una coperta, le ha legato i polsi con fascette e le ha assestato varie scariche elettriche di una pistola Taser, per convincerla a rivelare dove nascondeva i risparmi.
CONTANTI NON OROVolevano i contanti (i gioielli non sono stati toccati): non hanno trovato più di 1.800 euro e zloty, la moneta polacca, per altri 300 euro. La donna è rimasta in balia dei rapinatori per oltre un'ora. Approfittando di un loro momento di distrazione, però, ha avuto il sangue freddo di riuscire a prendere il telefonino dal comodino e inviare una chiamata al marito e al figlio Piotr. Quest'ultimo, che abita a qualche chilometro, si è precipitato dalla madre. Nell'atrio ha incrociato i malviventi, disturbati dal suo arrivo: il tempo di minacciare anche lui con il Taser e i due si sono dileguati.
INDIZIO CRUCIALEE' stato proprio il giovane a fornire gli investigatori un indizio cruciale: un'auto parcheggiata in un punto isolato lungo via Canal Nuovo, la strada che porta all'abitazione della madre. Gli uomini del Nucleo investigativo del maggiore Giovanni Mura, coordinati dal sostituto procuratore Davide Romanelli, hanno fatto il resto: hanno scandagliato le immagini della videosorveglianza, scoprendo che quell'Audi A3 era in uso a uno dei fratelli e si trovava allo sbocco del percorso tra le viti che i due avrebbero potuto attraversare nella fuga.
FINE PSICOLOGIAE hanno usato anche un po' di psicologia: hanno convocato il 24enne in caserma per interrogarlo. Appena uscito, il ragazzo, non sapendo di essere intercettato, ha chiamato vari conoscenti, per convincerli (con scarsi risultati) a confermare il suo alibi per quella notte. E, soprattutto, ha telefonato più volte al congiunto discutendo del fatto. A quel punto, ottenuto il provvedimento del gip, il laccio delle forze dell'ordine si è stretto definitivamente. Il 27enne, la notte stessa della rapina, era rientrato in patria. Ha però risparmiato agli inquirenti il disturbo di andarlo a prelevare oltre confine: è stato arrestato appena tornato in Italia per partecipare al matrimonio di un terzo fratello. In chiesa non ci sono mai arrivati: il maggiore è in carcere, il minore ai domiciliari con il braccialetto elettronico. Per inciso, alle nozze la cugina non era invitata.
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