Pestati da 4 ultras, tra cui una donna: «Aggressione a sfondo razziale»

Venerdì 1 Giugno 2018
Pestati da 4 ultras, tra cui una donna: «Aggressione a sfondo razziale»
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TREVISO - Insulti, pesantissimi, a sfondo razziale oltre a calci e pugni. Un pestaggio senza motivo se non l'ignoranza, la cattiveria e l'odio nei confronti degli stranieri. A distanza di poco più di un mese sono stati identificati e denunciati dalla polizia di Stato i responsabili di un grave episodio avvenuto lo scorso 25 aprile a Vittorio Veneto, all'esterno dello stadio Barison dopo la finale della coppa Veneto di promozione tra il Treviso e l'Opitergina. In quel frangente quattro ultras del Treviso calcio aggredirono due uomini marocchini di 22 e 43 anni di fronte alla figlioletta di quest'ultimo, appena 13enne e costretta a nascondersi per non venire ferita a sua volta.

I responsabili dovranno rispondere del reato di lesioni in concorso con l'aggravante dell'odio razziale, minacce e danneggiamenti. Gli investigatori della Digos di Treviso, guidata dal dirigente Alessandro Tolloso, hanno denunciato alla Procura un 27enne ed una 40enne di Treviso (la donna del gruppo), un 38enne (unico denunciato anche per violenza privata) ed un 46enne di Ponzano Veneto (quest'ultimo l'unico a non avere nessun precedente alle spalle). 

LE INDAGINI
L'inchiesta, coordinata dal pubblico ministero Massimo De Bortoli, è partita dalla denuncia presentata dalle due vittime del pestaggio e da alcune fondamentali testimonianze. Fondamentale per l'individuazione degli ultras è stata la visione dei filmati che la polizia scientifica girò il giorno della partita, a cui assistettero complessivamente circa 700 persone. Le abitazioni dei quattro indagati, nei giorni scorsi, sono state perquisite dagli agenti della Digos: ritrovati e sequestrati gli abiti utilizzati dai tifosi durante il raid contro i nordafricani, convinti a denunciare quanto avvenuto dopo aver superato un iniziale e legittimo timore di essere bersaglio di eventuali ritorsioni da parte degli indagati. Per i quattro supporter biancocelesti scatterà anche il provvedimento del daspo, il divieto di assistere a manifestazioni sportive (di lunghezza variabile).

LA RICOSTRUZIONE
La Digos è riuscita, in base anche ad alcune testimonianze, a ricostruire con esattezza quanto avvenuto il 25 aprile. Al termine della partita un gruppetto composto da sette/otto tifosi che avevano assistito al match incrociano il 43enne e la figlioletta. Lui indossa la maglia della Juventus, lei quella del Real Madrid: tanto basta ad attirare l'attenzione dei tifosi che apostrofano l'uomo, italiano a tutti gli effetti e di origini marocchine, con epiteti razzisti. Negro, Negro di m.., Mi son veneto: dicono i trevigiani. Ad intervenire in loro difesa un marocchino di 22 anni che vive in un condominio nella zona: chiede al 43enne, in lingua araba, se abbia bisogno di aiuto. Lui replica che è tutto ok. Si sbagliava. Il giovane decide a questo punto di scendere per strada cercando di mettere in salvo il 43enne e la ragazzina. I quattro supporter biancocelesti reagiscono però in maniera violenta, aggredendo fisicamente i magrebini e causano danni nell'androne del condominio (viene lanciato anche un vaso di fiori che colpisce il 22enne che ha fatto da scudo alla 13enne, fortunatamente incolume). I trevigiani, preoccupati dall'imminente arrivo delle forze dell'ordine, si dileguano pochi minuti dopo: agitano le cinture a mo' di frusta, e qualcuno addirittura si esibisce in gesti minacciosi, con la mano a mimare lo sgozzamento. I feriti sono stati accompagnati al pronto soccorso dell'ospedale di Vittorio Veneto. Il 22enne ha riportato un trauma al volto con la frattura delle ossa nasali e una lesione alla spalla destra, con una prognosi di 15 giorni. Per il 43enne sono stati 7 i giorni di prognosi per una escoriazione al cuoio capelluto e una contusione al torace. Infine due giorni di prognosi sono stati assegnati dai medici alla 13enne, fortemente sotto choc per aver assistito alla svilente scenda del padre picchiato da questi tifosi.
Nicola Cendron
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