PAESE - Da un lato la speranza, mai spenta, di ritrovarla viva. Dall’altro la necessità di mettere un punto fermo a un giallo che si trascina da 11 anni esatti. Per questo i genitori adottivi di Marianna Cendron hanno chiesto al tribunale di Treviso la dichiarazione di morte presunta. I termini scadranno a fine agosto: se in questo lasso di tempo non arriveranno sue notizie, Marianna verrà dichiarata morta. La ragazza è scomparsa nel nulla il 27 febbraio del 2013, dopo il turno di lavoro.
L’ITER
La normativa prevede che, trascorsi dieci anni dal giorno a cui risale l’ultima notizia in vita, i congiunti della persona scomparsa possano chiedere al tribunale del suo ultimo domicilio o della sua ultima residenza la dichiarazione di morte presunta. Datandola al giorno a cui risalgono le ultime notizie. Sul piano giuridico, una dichiarazione così ottenuta produce gli stessi effetti della morte della persona fisica, sia dal punto di vista patrimoniale che personale. Con una particolarità: il presunto morto può fare ritorno ed essere “riabilitato”. L’iter prevede che la domanda venga pubblicata, per due volte consecutive e per estratto, sulla Gazzetta Ufficiale e su due giornali, con l’invito a chiunque abbia notizie dello scomparso di farle pervenire al tribunale entro sei mesi dalla pubblicazione. Nel caso Cendron l’ultima pubblicazione risale a poche settimane fa. I termini scadranno dunque in estate.
LA VICENDA
Ma la speranza di due genitori non si misura con la clessidra. «Quanto ci manchi, viviamo solo di ricordi, non vediamo più il tuo sorriso, non sentiamo la tua sensibilità, accoglienza rivolta a chi era in difficoltà. Viviamo nel silenzio che ci logora, ma qualsiasi cosa sia accaduta, non smetteremo mai di cercarti, vogliamo risposte, verità, pace» scrivevano un anno fa Emilia, Pierfrancesco e il fratello Giorgio (adottato come la sorella in Bulgaria) in una lettera aperta per il decimo anniversario della scomparsa. «Le nostre sensazioni ci suggeriscono che sia ancora viva, ma non sappiamo dove cercarla - aveva aggiunto la madre -. Il timore è che Marianna possa essere finita nel giro della tratta, spinta da qualcuno che potrebbe aver approfittato di un suo momento di debolezza». Marianna stava attraversando un momento difficile all’epoca della scomparsa: era caduta nel tunnel dell’anoressia e la famiglia insisteva affinché si sottoponesse alle cure. C’era qualche tensione, tanto che la ragazza era andata a vivere a casa del vicino, Renzo Curtolo. La sera del 27 febbraio 2013 Marianna si è volatilizzata dopo aver finito il turno al Golf club di Salvarosa di Castelfranco Veneto, dove lavorava come aiuto cuoca. La ragazza avrebbe dovuto raggiungere il fidanzato Michele Bonello al convitto dell’istituto alberghiero Maffioli di Castelfranco ma a quell’appuntamento non si presentò mai. L’allarme ai genitori venne dato solo il giorno dopo, rallentando sia la denuncia di scomparsa ai carabinieri, sia l’avvio delle ricerche. Quella sera scomparvero anche i due cellulari di Marianna e la sua bicicletta. Tutte le ricerche si rivelarono infruttuose.