Elisa e i 18 doni prima di morire alla figlia neonata: «Così sarò con te»

Venerdì 29 Settembre 2017 di Elena Filini
Elisa Girotto e la figlia
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TREVISO - «Quanto mi resta?» Il marito deglutisce a fatica. «Due mesi». Elisa fa una pausa e risponde: «Pensavo qualcosa di più. Non importa, riusciremo a fare tutto lo stesso». Accadeva in luglio. I medici non hanno sbagliato neppure di un giorno, perchè Elisa Girotto, 40 anni, è morta l'altra notte alla Casa dei gelsi di Treviso, l'hospice dell'Advar che accompagna i malati terminali negli ultimi giorni di vita. Prima che un forma di tumore al seno di rara aggressività facesse il suo intero corso, questa donna aveva un solo desiderio. Far ricordare alla figlia Alice il suo passaggio, darle testimonianza tangibile di un amore infinito. Oltre la durata stessa della vita. Con puntigliosa testardaggine, Elisa ha iniziato a programmare ogni compleanno della bimba, comperandole un regalo per anno, fino alla maggiore età. «Non potrò sapere come sarà il mondo tra così tanto tempo» si era detta tra sè e sè. E allora l'idea di spingere sua figlia a volare, a vedere il pianeta, a immaginare il futuro. In suo ricordo. 

LA DIAGNOSI
Cancro al seno triplo negativo. Nel giorno più bello della sua vita: la nascita di Alice, desiderata e cercata per anni. Così Elisa Girotto, funzionaria di banca, originaria di Maserada di Piave e residente a Spresiano, ha saputo del male. Un pugno in faccia proprio quando tutti i suoi sogni sembravano essersi realizzati. La diagnosi e la scoperta del male era arrivata 1 anno e 2 mesi fa, subito dopo il parto. Per lei e il compagno Alessio è iniziato il calvario. Consulti, appuntamenti e visite in tutte le strutture del Nord Italia, dallo Iov di Padova al Cento di Riferimento oncologico di Aviano, dall'Istituto nazionale dei tumori di Milano all'Istituto scientifico tumori di Genova. Erano seguite quattro operazioni, nel tentativo di arginare l'avanzata del carcinoma. Ma il tumore correva dritto per la sua strada, incurante della chirurgia e delle chemioterapie. Dal seno al polmone. Dal polmone al fegato, in quella strana danza macabra che è la metastasi. Un percorso che ha regole e logiche proprie. 

IL MATRIMONIO
Elisa era una donna realizzata nella professione, una abituata a non farsi sconfiggere: dopo gli studi di ragioneria e la laurea era entrata in banca. La sua ascesa professionale era partita dagli sportelli di Colfosco e Breda di Piave, per finire a Nervesa della Battaglia, direttrice di una filiale Friuladria. Accanto a lei Alessio, il suo compagno. Un amore maturo, nato per caso lungo i bordi di un campo sportivo, quando due amici comuni li avevano presentati in una sera come tante, e diventato in poco tempo una storia profonda. Volevano a tutti i costi un figlio. Lo avevano cercato, come il compimento di una luce che arriva a un certo punto dentro la vita. E finalmente il 21 agosto 2016 era nata Alice. Con Alessio e la neonata, Elisa aveva trovato la quadratura del cerchio, l'equilibrio perfetto. Con Alessio si sarebbero dovuti sposare in settembre. Ma avevano capito che questo termine era troppo ambizioso. Così, in agosto, erano diventati in tutta fretta marito e moglie. All'apparenza non era cambiato nulla. Nella sostanza sentivano il bisogno di legarsi per la vita. Proprio mentre di vita ne restava ancora pochissima.

GLI ULTIMI GIORNI
Avevano giurato l'un l'altra di dirsi tutto, senza bugie pietose, senza menzogne. E quando la situazione è diventata ormai chiara, Elisa ha fatto quella domanda, guardando il marito negli occhi. «É stata la prova più dura della mia vita» conferma Alessio. Ma la diagnosi era ormai definitiva. Il carcinoma triplo negativo alla mammella è la forma più impietosa e terminale di cancro al seno. La metastasi aveva raggiunto gli organi vitali. Inutili le chemioterapie, esclusa una quinta operazione. Bisognava prepararsi a lasciare tutto qui. Tutto, ma soprattutto Alice. «Eli la vedeva giocare con la nonna, che la bimba chiamava ormai mamma, che era il suo riferimento, e si chiudeva in un silenzio carico di ansia». Da qui l'ultimo regalo, o meglio, diciott'anni di regali, compreso quello finale: un mappamondo con le città che avrebbe voluto visitare assieme a lei, avventura che il destino ha loro negato. Diciott'anni di regali per dire a quella figlia che sua madre l'avrebbe comunque protetta da una regione del cosmo dove se il contatto fisico non è possibile, esiste - e forte - quello spirituale. Ma intanto quella che domani s'incamminerà a passi lenti verso la chiesa di Visnadello prima e il cimitero poi è una famiglia spezzata. C'è il dolore di uomo che ha perso la propria compagna. Ma c'è il dolore innaturale di due genitori che vedono morire un figlio. E quello dei fratelli, degli amici, dei colleghi. Delle donne malate come lei, che avevano intrecciato un filo sottile di sostegno. Poi ci sarà il bisogno di ricostruire una geografia affettiva.

IL CORDOGLIO
 Sì perchè c'è una comunità di donne che soffrono e combattono in rete. Tutte legate a doppio filo da un male inesorabile. Si aiutano, si consigliano, si supportano. A volte senza neppure conoscersi. Sono le guerrigliere del triplo negativo. «Elisa era delicata come una farfalla in ogni commento. Ci ha chiesto di pregare per lei e in molte lo abbiamo fatto. Sono una mamma, sono una malata. Sono una bancaria anch'io».
E ancora: «Elisa sei stata una maestra di forza per tutte noi che stiamo combattendo insieme a te. Alice dovrà saperlo questo, di aver avuto una mamma guerriera, dolce e ironica». Tante sono le donne che hanno voluto lasciare una parola e un pensiero. «Non abbiamo mai smesso di tenerle la mano, anche senza conoscerci di persona. Sarà l'ennesima stella che brilla».

LA DEDICA
Alessio ha preparato una poesia in previsione di questo momento: «Non posso più regalarti tulipani, sentire il treno con te. Non posso piangere, ridere, con te. Chiederti scusa, fare la pace, cantare e camminare con te. Non posso più dirti, Eli vedrai che ce la faremo. Ma posso ancora amarti. Insieme, per sempre».

 

 

Ultimo aggiornamento: 30 Settembre, 09:22 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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