MASERADA - Una giornataccia quel mercoledì per Beniamino Gorza. Il sindacalista della Uil, conosciuto negli ambienti della sanità trevigiana per il suo lungo impegno nella categoria della Flp, non solo trova la casa svaligiata ma finisce pure denunciato dai carabinieri. Tra gli oggetti di cui i ladri hanno fatto razzia, infatti, c'erano anche un fucile ad aria compressa e una carabina a due canne, cimelio del 1912 appartenuta al nonno.
A Gorza i militari, che poi ritrovano le armi in giardino abbandonate dai ladri durante la fuga, contestano il fatto che non fossero conservate in sicurezza. Quindi arriva un decreto penale di condanna di 800 euro a cui Gorza, assistito dall'avvocato Roberto Noacco di Treviso, decide di opporsi. E si arriva al processo iniziato ieri mattina in Tribunale.
I fatti risalgono al 16 novembre 2011. «Quando sono rientrato a casa - spiega Gorza - ho capito subito che erano stati i ladri. Era tutto sottosopra, mi avevano svaligiato».
IL SOPRALLUOGO
Chiama i carabinieri, che arrivano per il sopralluogo. «A un certo punto mi sono accorto che mancava la carabina. È un cimelio, apparteneva a mio nonno ed era stata fabbricata nel 1912. Lui l'aveva passata a mio papà che poi l'ha data a me. Né io ne mio padre l'abbiamo mai usata. L'arma era chiusa in un armadio, davanti a cui era appoggiato il fucile ad aria compressa (di quelli per cui non serve il porto d'armi), sparito anche quello.
LE CONTESTAZIONI
I carabinieri contestano a Gorza il fatto che le armi avrebbero dovuto essere dentro a un armadio blindato. Quando escono vedono le due armi in mezzo all'erba. Scatta il sequestro e la denuncia. Qualche mese dopo arriva il decreto penale di condanna cui Gorza decide però di opporsi. Ieri ci sarebbe dovuta essere l'apertura del processo, subito rinviato. La difesa ha chiesto che, per verificare la natura e la reale pericolosità della carabina del 1912 e del fucile ad aria compressa, venga eseguita una perizia tecnica.
Denis Barea
Ultimo aggiornamento: 16:50
© RIPRODUZIONE RISERVATA A Gorza i militari, che poi ritrovano le armi in giardino abbandonate dai ladri durante la fuga, contestano il fatto che non fossero conservate in sicurezza. Quindi arriva un decreto penale di condanna di 800 euro a cui Gorza, assistito dall'avvocato Roberto Noacco di Treviso, decide di opporsi. E si arriva al processo iniziato ieri mattina in Tribunale.
I fatti risalgono al 16 novembre 2011. «Quando sono rientrato a casa - spiega Gorza - ho capito subito che erano stati i ladri. Era tutto sottosopra, mi avevano svaligiato».
IL SOPRALLUOGO
Chiama i carabinieri, che arrivano per il sopralluogo. «A un certo punto mi sono accorto che mancava la carabina. È un cimelio, apparteneva a mio nonno ed era stata fabbricata nel 1912. Lui l'aveva passata a mio papà che poi l'ha data a me. Né io ne mio padre l'abbiamo mai usata. L'arma era chiusa in un armadio, davanti a cui era appoggiato il fucile ad aria compressa (di quelli per cui non serve il porto d'armi), sparito anche quello.
LE CONTESTAZIONI
I carabinieri contestano a Gorza il fatto che le armi avrebbero dovuto essere dentro a un armadio blindato. Quando escono vedono le due armi in mezzo all'erba. Scatta il sequestro e la denuncia. Qualche mese dopo arriva il decreto penale di condanna cui Gorza decide però di opporsi. Ieri ci sarebbe dovuta essere l'apertura del processo, subito rinviato. La difesa ha chiesto che, per verificare la natura e la reale pericolosità della carabina del 1912 e del fucile ad aria compressa, venga eseguita una perizia tecnica.
Denis Barea
