Manildo: «Sì al referendum di Zaia,
ma è inutile e ci costa 14 milioni»

Venerdì 17 Giugno 2016 di Paolo Calia
Manildo e Zaia
27
TREVISO - «Diciamo che quella del presidente Zaia è un'eccezionale campagna di marketing politico». Giovanni Manildo, sindaco di Treviso, non nasconde un sorriso. Ha davanti le parole dette dal governatore che giudica una pietra miliare il referendum sull'autonomia del Veneto previsto in autunno e affermando che dopo quel voto «Nulla sarà più come prima».
Sindaco Manildo, anche per lei il referendum sull'autonomia e quello costituzionale sono in lotta tra loro?
«Sinceramente non vedo tutta questa contrapposizione per un motivo molto semplice: il quesito referendario sull'autonomia è talmente generico da risultare scontato perché sono tutti d'accordo. Chi voterebbe no? Un po’ come le massime di Catalano ai tempi di "Quelli della notte", quando faceva domande tipo "preferiresti una fidanzata bella e ricca o brutta e racchia?". La risposta era ovvia».  
Per il governatore è invece un passo fondamentale.
«Io mi faccio un altro paio di domande: ha senso spendere 14 milioni di euro per un referendum così? E poi: dal giorno dopo cosa cambierebbe? Nulla, perché poi bisognerebbe comunque andare a trattare con lo Stato le materie di competenza esclusiva. È solo un rafforzare una cosa che vogliamo tutti».
Il quesito è generico perché è stato cassato quello in cui si indicavano le materie su cui chiedere in concreto l'autonomia.
«A cassarlo, contrariamente a quanto viene detto, non è stato il governo Renzi ma la Corte Costituzionale».
Lei, sull'autonomia, cosa voterà?
«Ovviamente sì. Ma quella di Zaia è un'eccezionale campagna di marketing politico. Lui vuole aumentare la pressione sul governo, avere un'arma psicologica in più per arrivare all'autonomia. Ma allora potevano anche bastare le 180 firme di sindaci che gli ho personalmente portato un anno e mezzo fa per chiedere alla Regione di trattare con il governo proprio sull'autonomia.(((caliap))) Per questo non capisco che impatto potrà mai avere un referendum come quello che propone».
Il suo «sì», secondo la visione della Lega, si dovrebbe automaticamente tramutare in un «no» al referendum costituzionale.
«Non è assolutamente così. Io sono un convintissimo sostenitore del sì al referendum costituzionale. È questa la strada che porterà allo snellimento del processo legislativo superando il bicameralismo perfetto. E darà anche maggiore peso alle regioni con il nuovo Senato, composto solo da loro rappresentanti. E poi ci sarà l'inevitabile taglio dei costi e un definitivo chiarimenti dei rapporti tra Stato e le regioni stesse».
Il timore di tanti è che, se dovesse passare la riforma costituzionale, il ruolo delle regioni venga ridimensionato.
«Invece saranno finalmente chiare le materie di competenza regionale e quelle di competenza statale. Adesso invece si verificano continue controversie che rallentano ogni processo. Le regioni avranno ancora più autonomia in campi importanti».
La battaglia per l'autonomia ha fatto perdere tempo?
«Secondo me abbiamo perso troppo tempo sulle aree metropolitane, ostracizzate dalla Regione che le ha sempre considerate una minaccia. Io ne sono sempre stato un fautore. Non solo: bisognerebbe lavorare anche per modificare i confini della regione e arrivare a quella macroregione che tanti vantaggi porterebbe ai cittadini. E la macroregione sì che darebbe anche maggiori contenuti alla parola "autonomia".(((caliap)))
© riproduzione riservata
Ultimo aggiornamento: 23:32 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci