Il primario lancia l'allarme: «Le malattie a trasmissione sessuale si diffondono sempre di più»

Domenica 1 Luglio 2018 di Mauro Favaro
Il primario lancia l'allarme: «Le malattie a trasmissione sessuale si diffondono sempre di più»
14
TREVISO - «La diffusione di malattie a trasmissione sessuale è sempre più alta. Siamo a un livello che ormai è davvero preoccupante». A lanciare l'allarme è Pier Giorgio Scotton, primario dell'unità di Malattie infettive del Ca' Foncello. Qui si vedono sempre più spesso casi di sifilide, gonorrea ed Epatite A. Una volta le diagnosi del genere erano rare. Adesso, invece, se ne contano decine all'anno. A cui si aggiunge l'Hiv. A Treviso vengono seguiti circa mille casi. E ogni anno se ne aggiungono una cinquantina di nuovi. Tanto che Scotton auspica la creazione di un centro unico provinciale specializzato in modo esclusivo proprio nelle malattie sessualmente trasmissibili. Ad oggi non esiste nulla di simile. Le persone colpite vanno di fatto in ordine sparso. C'è chi si rivolge a  Malattia infettive, chi passa per la Dermatologia, l'Urologia e così via. Non solo. Molti bussano alla porta di strutture private. Il risultato è che non c'è un controllo preciso. Ciò aumenta il rischio di non riuscire a intercettare i nuovi casi per tempo. E più si aspetta, più possono aumentare le persone contagiate.
LA PROPOSTA«Sarebbe necessario creare un punto di riferimento unico per questo tipo di malattie, dove operare con il massimo rispetto dell'anonimato. La gestione di questi problemi è ancora troppo frammentata spiega il primario l'ideale sarebbe avere un riferimento per la popolazione a livello provinciale. Oggi c'è gente che fatica a trovare il posto giusto per avere risposte ai propri problemi. Avviando un centro unico, con una parallela campagna di sensibilizzazione, si potrebbe indurre anche i più restii a rivolgersi agli specialisti». «In questo modo, soprattutto, sarebbe possibile rintracciare anche i contatti più velocemente: oltre alla cura del singolo caso, per fare una buona indagine si devono anche rintracciare le persone che hanno avuto rapporti con il paziente in questione. Sia per tenere sotto controllo eventuali nuovi contagi che, eventualmente, per capire dove siano state acquisite queste malattie. Al momento tra Malattie infettive, Dermatologia, Urologia a le strutture private si rischia di perdere molte persone contagiate. La diagnostica fatta in questo modo non è quella più adeguata». 
LE DIFFICOLTA'Tra i nemici da battere c'è anche la vergogna: chi sospetta di aver contratto infezioni del genere spesso non ne vuole sapere di andare dal medico, e continua a vivere normalmente aumentando i contagi. «Non troppo tempo fa rivela Scotton mi è capitato che una persona si è rivolta a noi per iniziare il trattamento addirittura tre mesi dopo aver ricevuto la diagnosi. E alla fine le cure sono partite con tre mesi di ritardo». Alla base dei contagi, come emerge dai dati dell'unità di Malattie infettive, ci sono spessi rapporti omosessuali non protetti. L'anno scorso c'era stata una piccola epidemia di Epatite A che sembrava essere esplosa proprio nella comunità gay. Nel 2016 al Ca' Foncello avevano contato solo un paio di casi. Nel giro di dodici mesi sono diventati più di dieci. La malattia che colpisce il fegato viene solitamente considerata di tipo alimentare. Cioè legata alla contaminazione fecale di cibi e acqua. Adesso, però, si trasmette soprattutto per via sessuale. Per quanto riguarda l'Epatite A la situazione sta ritornando alla normalità. Ma non si può abbassare la guardia. 
 
Ultimo aggiornamento: 2 Luglio, 10:51 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci