Malata di tumore aspetta cinque ore al Pronto soccorso. L'Usl: «Ci scusi»

Domenica 8 Luglio 2018 di Mauro Favaro
Una foto d'archivio della sala d'attesa del pronto soccorso di Treviso
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TREVISO - Cinque ore di attesa su una sedia a rotelle con una vertebra rotta. È l’odissea vissuta venerdì pomeriggio da una 62enne di Quinto, colpita da tumore, nel pronto soccorso del Ca’ Foncello. La donna è arrivata in ospedale alle 15.30. È stata inquadrata come codice bianco. Ma fino alle 20.45 è rimasta in attesa del proprio turno. Solo verso le 21 è stata vista da un ortopedico, che dopo aver preso atto della frattura somatica D12, legata proprio alla neoplasia, le ha prescritto un busto.  «Il reparto di Ematologia ci aveva consigliato di rivolgerci al pronto soccorso. Avrebbe dovuto essere una procedura d’urgenza. Invece è stata un’odissea – racconta Dante Faraoni, familiare della 62enne – ho segnalato al personale che faceva fatica a stare tutte quelle ore seduta su una sedia a rotelle: stava male, aveva dolori ed era sul punto di svenire. Ma mi è stata semplicemente proposta una lettiga». La donna è in chemioterapia. Con il passare del tempo si è materializzato anche il problema dei farmaci. «Non li avevamo con noi, essendo partiti nel primo pomeriggio. Ho segnalato la cosa. E mi è stato risposto che potevo andarli a recuperare a casa – continua Faraoni –. Il rapporto con il personale non è stato semplice. A un certo punto sono stato costretto ad alzare la voce. Mi spiace, anche perché mi rendo conto del sovraccarico di lavoro che devono sopportare. Discorso opposto per i medici: abbiamo trovato solo persone estremamente disponibili». 

Quella di venerdì si è rivelata una giornata di passione anche per altri pazienti che si sono rivolti al pronto soccorso di Treviso. «Abbiamo incontrato due persone che hanno atteso il loro turno per nove ore – rivela sempre Faraoni – anche loro avevano problemi di natura ortopedica. Ormai erano sfinite». In questi casi, in realtà, non si parla di attesa fine a se stessa. I pazienti sono stati visti dai medici. Fatto sta che la conclusione dell’iter al pronto soccorso si è rivelata estremamente lunga. «Nessuno mette in dubbio il fatto che al Ca’ Foncello ci siano delle eccellenze a livello sanitario – specifica Faraoni – ma l’organizzazione è insostenibile. Una persona tra queste voleva anche andare via. Poi ha rinunciato quando le è stato detto che allora avrebbe dovuto pagare il ticket. Il nostro, ripeto, non è stato un caso isolato. La situazione va rivista perché così non va». 

Il primo a saperlo è Francesco Benazzi, direttore generale dell’Usl della Marca. Venerdì, però, è stato proprio un giorno nero. Nel giro di sole 10 ore, infatti, il pronto soccorso ha contato esattamente 275 accessi. Quasi 30 ogni ora. Praticamente uno ogni due minuti. «Ci scusiamo. Purtroppo è stato un caso anomalo – allarga le braccia il direttore dell’azienda sanitaria provinciale – proprio nel pomeriggio, poi, abbiamo dovuto intervenire su due casi di politraumi e su un altro trauma importante al bacino». Oltre all’ortopedico in servizio, ne sono stati richiamati altri due che erano reperibili. Di più non si poteva. Anche a causa della norma europea che impone ai medici specialisti undici ore di riposo tra un turno e l’altro. Il punto è che quando c’è da intervenire su un politrauma, in sala operatoria entrano tra i due e i tre ortopedici. Praticamente tutti quelli a disposizione venerdì. «Gli ortopedici sono stati in sala operatoria per tutto il pomeriggio. È stata una full immersion. Hanno potuto vedere la signora solo quando sono usciti, prescrivendole il busto, perché non si poteva fare altro – conclude Benazzi – proveremo a rivedere l’organizzazione. Ma quando ci si ritrova a gestire tre politraumi importanti nello stesso momento si fatica a fare qualcosa di diverso. Per fortuna non è cosa da tutti i giorni. Non abbiamo potuto chiamare un quarto ortopedico perché, purtroppo, c’è il riposo tassativo di undici ore tra un turno e l’altro. Ci scusiamo con i pazienti per i disagi. Ma in quelle circostanze è stato fatto davvero tutto ciò che si poteva».
Ultimo aggiornamento: 09:33 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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