L'appello di Rossella al Comune per il padre Luigi Baron, eroe di guerra: «Castelfranco non deve dimenticarlo»

Domenica 21 Aprile 2024 di Leonardo Sernagiotto
Luigi Baron, asso della Regia Aeronautica

CASTELFRANCO (TREVISO) - Può Castelfranco dimenticare i suoi eroi? È la domanda che si pone Rossella Baron, figlia di Luigi “Gino” Baron, asso della Regia aeronautica e pluridecorato per le sue azioni in Africa orientale durante la Seconda Guerra Mondiale, per le quali è stato insignito di numerose onorificenze, tra cui la medaglia d'argento al valor militare. Rossella è conscia di come la guerra a fianco della Germania nazista abbia relegato l’Italia dalla parte sbagliata della Storia, ma è altrettanto determinata a far conoscere le gesta di suo padre, che, con senso dell’onore e del dovere, ha combattuto coraggiosamente con il suo antiquato biplano Fiat C.R. 42 Falco contro i ben più avanzati e temibili velivoli inglesi.

LE IMPRESE

Luigi Baron riuscì ad abbattere oltre 12 aerei nemici (tra cui 2 Bristol Blenheim con un’unica raffica), risultando il secondo migliore asso italiano nel teatro bellico dell’Africa orientale. Nato a Castelfranco nel 1917 e cresciuto a Salvarosa, Luigi si arruolò nella Regia Aeronautica, dove conseguì il brevetto di pilota militare nel 1939 a 22 anni. Luigi fu successivamente inviato in Africa orientale col grado di sergente, prestando servizio presso la 412. Squadriglia autonoma caccia terrestri. Il 14 giugno 1940, pochi giorni dopo l’entrata in guerra dell’Italia, ebbe il suo battesimo del fuoco. «La 412. era una squadriglia composta da 12 piloti, giovani ma molto abili - ricorda Rossella - Sebbene il loro compito fosse sostanzialmente effettuare azioni di disturbo, furono in grado di infliggere numerose perdite agli inglesi». Massaua, Gura, Metemma, Cheren: nomi che richiamano mete esotiche e che invece indicano i luoghi dove Luigi combatté aspramente contro gli avversari della Raf, la forza aerea di Sua Maestà che inglobava nei suoi ranghi piloti da tutto il Commonwealth britannico. E sembrerebbe essere stato un pilota sudafricano, Robin S. Pare, ad abbattere il C.R. 42 di Luigi Baron vicino ad Asmara, il 25 marzo 1941. Sebbene gravemente ferito, Baron riuscì a salvarsi, lanciandosi con il paracadute, venendo soccorso. Pochi giorni dopo, cadde la base di Asmara, ormai ridotta allo stremo per carenza di piloti, aerei, pezzi di ricambio: dei piloti della 412. Squadriglia, molti persero la vita in combattimento e pochissimi tornarono vivi in Italia. Luigi Baron fu tra quelli, grazie all’aiuto offerto dagli italiani presenti in Eritrea, che lo aiutarono a nascondersi fino al 1943, quando - sotto falsa identità e fingendosi epilettico - riuscì a rientrare in Italia, con la nave Duilio, sotto la protezione della Croce Rossa. Nel dopoguerra, dopo 5 anni passati presso l’Accademia Aeronautica di Lecce, nel 1955 Luigi si trasferì a Campoformido, presso Udine, dove conobbe Fides, che sposò nel 1956, unione dalla quale nacque Rossella. Come spesso accade ai reduci, Luigi non parlava mai in famiglia del suo passato in guerra: «Papà aveva un baule dove custodiva fotografie, libretti di volo, telegrammi, attestati delle medaglie. Ma non mi ha mai spiegato o raccontato niente: sapevo solo del suo abbattimento, per via della ferita alla gamba. Ho scoperto la sua storia 15 anni fa, quando un ingegnere appassionato di aeronautica militare, Ludovico Slongo, mi ha contattato.

Da lì è nata una collaborazione, che ha messo insieme il materiale che avevo con le ricerche effettuate da Slongo, confluite poi nel suo libro "I cavalieri erranti", dedicato alla 412. squadriglia». Scomparso nel 1988, ora Luigi riposa nel cimitero di Castelfranco, dove ogni anno la figlia Rossella, che abita in Florida dopo aver volato come hostess per l'Alitalia, depone un mazzo di fiori.

L’APPELLO

Da anni tuttavia Rossella si sta spendendo affinché Castelfranco dedichi a Luigi Baron il giusto tributo: «Vista la personalità di mio padre, sarebbe il caso di realizzare qualcosa di più decoroso, come una targa o una statuetta. In passato avevo già contattato le amministrazioni di Castelfranco, ad esempio per poter intitolargli una via, ma non si è più fatto niente» conclude amareggiata Rossella.

Ultimo aggiornamento: 07:48 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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