Intervento di 12 ore per ricostruire il seno a donna colpita da tumore

Giovedì 18 Ottobre 2018 di Mauro Favaro
L'équipe che ha eseguito l'intervento
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TREVISO Quando ha scoperto di avere un tumore al seno si è subito rivolta a un centro lontano da casa che pensava particolarmente specializzato. Qui le hanno asportato la neoplasia. Ma poi le hanno negato la ricostruzione della mammella. Lei, però, una 45enne trevigiana, non riusciva proprio a vedere ogni giorno allo specchio le ferite che materializzavano la malattia sulla propria pelle. È per gettarsi alle spalle questo macigno che si è presentata al Ca’ Foncello.  Il caso era estremamente complesso.

LE ÉQUIPE Ma l’unità di Chirurgia Plastica diretta da Giorgio Berna ha portato a termine un capolavoro: attraverso un’operazione chirurgica durata 12 ore, i medici hanno prima prelevato del tessuto dall’addome della stessa 45enne e poi, con questo, le hanno ricostruito il seno. Le mammelle sono state riformate riducendo la pancia. «È stato un grandissimo intervento di ricostruzione mammaria in microchirurgia che ha impegnato più équipe – spiega il primario – ci sono pazienti che dopo la radioterapia, o anche per altri motivi, non possono sopportare l’inserimento di una protesi. E allora ci si serve di tessuto autologo. Cioè del paziente stesso. Possono essere dei muscoli presi dalla parte posteriore del torace o del tessuto senza muscoli che viene anastomizzato, legandolo ai vasi ascellari o toracici. Il tessuto, come il grasso autologo, viene inserito nella sede toracica dove è stata tolta la mammella, poi si ricostruisce il capezzolo in anestesia locale. E grazie alla collaborazione con la Lilt è possibile anche il tatuaggio dell’areola».

I CONTROLLI L’operazione sulla 45enne è riuscita perfettamente. Adesso dovrà sottoporsi a una serie di controlli. Ma a livello chirurgico non ci sono stati problemi. «Si è trattato di un intervento molto sofisticato, con un impegno anestesiologico importante, che ci dà davvero una grossa soddisfazione – sottolinea Berna – altrove avevano negato alla donna la ricostruzione del seno dopo la mastectomia. È incredibile che in alcuni centri si sia ancora a questo punto. La ricostruzione, quando possibile, non si dovrebbe negare a nessuno. Perché la guarigione, quando si parla di un tumore del genere, non riguarda solamente la malattia, ma il totale recupero dell’integrità del corpo: nel caso del seno questo corrisponde al riappropriarsi della propria femminilità». L’ospedale di Treviso è un punto di riferimento a livello internazionale per la ricostruzione delle mammelle: ne vengono eseguite più di 300 all’anno. Due anni fa è stata proprio l’unità di Chirurgia Plastica del Ca’ Foncello, in collaborazione con il centro inglese Spire Bristol Hospital, a presentare una nuova tecnica che permette di riformare il seno senza effetti collaterali: le normali protesi in silicone vengono rivestite con una speciale membrana biologica che riduce al minimo i rigetti e le reazioni da corpo estraneo.

ALL’AVANGUARDIA Ormai la tecnica si è diffusa in tutto il mondo. «Treviso è più che mai all’avanguardia – rimarca Berna – stiamo lavorando molto per sviluppare la ricostruzione immediata: grazie alla collaborazione con la Breast Unit, è possibile rimuovere il tumore e subito dopo eseguire la ricostruzione del seno. Oggi nel 30% dei casi di mastectomia totale la ricostruzione viene fatta in questo modo: senza che le donne debbano tornare in sala operatoria. È importante anche dal punto di vista psicologico: una paziente entra ammalata ed esce guarita, non solo perché le è stato asportato il tumore ma anche perché ha riacquistato la sua femminilità. La cosa più bella è trovare poi le pazienti al mare, alcune fermano me e i miei collaboratori: sono fiere del loro seno ricostruito. Per noi questa è la soddisfazione maggiore». 
Ultimo aggiornamento: 19 Ottobre, 11:43 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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