Preganziol. Giovani picchiati durante un controllo stradale: rinviati a giudizio due carabinieri

Si tratta del vice brigadiere Gioacchino Ingrassia, 48enne palermitano residente a Carbonera, e dell’appuntato scelto Michele Montesano, 42enne foggiano residente a Casale sul Sile

Martedì 21 Maggio 2024 di Giuliano Pavan
Foto d'archivio di un controllo stradale operato dai carabinieri

PREGANZIOL (TREVISO) - Omissione in atti d’ufficio, falso materiale, falso ideologico e lesioni aggravate. Sono le accuse che, a vario titolo, sono costate il rinvio a giudizio a due carabinieri, difesi in aula dall’avvocato Stefania Bertoldi. Si tratta del vice brigadiere Gioacchino Ingrassia, 48enne palermitano residente a Carbonera, e dell’appuntato scelto Michele Montesano, 42enne foggiano residente a Casale sul Sile, entrambi in servizio al nucleo operativo radiomobile di Treviso. A trascinarli in tribunale sono stati due giovani moglianesi, un 25enne e un 23enne, che si sono costituiti parte civile con gli avvocati Antonio Alessandri e Matteo Scussat, e che accusano i due militari di aver trasformato un normale controllo stradale in un pestaggio.

LA VICENDA

I fatti risalgono al 15 ottobre 2020. I due amici, stando a quanto riportato nella denuncia, attorno alle 2 di notte da Mogliano si erano diretti in auto verso Preganziol per vedere se il chiosco ambulante di panini fosse aperto per mangiare qualcosa. Subito dopo il primo semaforo di Preganziol, lungo il Terraglio, hanno notato la pattuglia dei carabinieri ferma sulla destra, all’altezza della fermata dell’autobus di piazza Gabbin. Entrambi i militari erano seduti in auto e i due ragazzi hanno proseguito la loro corsa fino a via Roma, dove di solito si posiziona l’ambulante, che però non c’era. Dopo aver fatto inversione, i due amici si sono diretti, imboccando via Schiavonia (e quindi non passando più di fronte alla gazzella, ndr), verso il parcheggio delle piscine comunali perché il 25enne doveva fare pipì.

Una volta giunti nel park, il giovane è sceso per andare a fare i propri bisogni e in quel momento è arrivata anche l’auto dei carabinieri.

LA RICOSTRUZIONE

Il 23enne rimasto in auto racconta di essere stato raggiunto da una ginocchiata alle gambe, di essere stato ammanettato e poi fatto sedere nella gazzella. L’altro invece di essere stato preso a pugni e sbattuto sul cofano dell’auto (riportando contusioni multiple e la semi perforazione di un timpano), dopo essere stato perquisito. La situazione si era stabilizzata solo con l’arrivo di un’altra auto dei carabinieri di Mogliano e di due volanti della questura. Per diversi minuti gli agenti hanno effettuato dei controlli per verificare se il giovane avesse nascosto qualcosa tra i cespugli (si pensava a dello stupefacente), non trovando però nulla. «L’ udienza di oggi (ieri, ndr) - hanno affermato gli avvocato Alessandri e Scussat - ha segnato un passo importante verso l’accertamento della verità. L’accusa ha superato il vaglio dell’udienza preliminare e possiamo formulare una ragionevole previsione di condanna. Aspettiamo il processo per far piena luce su un fatto grave e sconcertante».

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