Famiglia compra 1000 quintali di pini caduti: «La offriamo agli artigiani»

Mercoledì 12 Dicembre 2018 di Laura Simeoni
Famiglia compra 1000 quintali di pini caduti: «La offriamo agli artigiani»
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MASER - Hanno acquistato senza pensarci un secondo mille quintali di alberi abbattuti dalla furia di pioggia e vento che hanno colpito Veneto e Trentino Alto Adige. Ora hanno una montagna di tronchi accatastati nella loro segheria, a Maser ma non si preoccupano. «Qualcosa succederà. Non potevamo stare senza far niente a guardare quel disastro». A parlare è Giuliano Martignago. Con il padre Bruno, il fratello Denis, gli zii Gino e Gabriele ed i cugini Flavio e Alberto opera nell’azienda familiare che ha accolto le piante martoriate.
IL CARICO
Cinque autotreni di legname pregiato, proveniente dal Bosco Asburgico di Levico Terme, fiore all’occhiello della provincia di Trento. «Noi siamo stati a vedere il parco qualche giorno dopo gli eventi disastrosi che lo hanno colpito. Per chi ama la natura e le piante come noi, è stato un vero colpo al cuore. Solo chi ha visto di persona può capire» racconta Martignago, avvezzo ad imprese considerate impossibili. Con il cappello da alpino, componente della banda di Maser, è stato lui ad ideare il concerto delle cento trombe riunite a suonare un emozionate “Silenzio” di fronte al Sacrario di Fagarè, nell’evento che ha concluso le celebrazioni per il centenario della Grande Guerra. Un’impresa che ha riunito musicisti alpini e non, donne e ragazzi corsi dal nord Italia chiamati dalla sezione Ana di Treviso. Come poteva ora accettare che piante secolari abbattute come birilli finissero nel caminetto, svilite nella dignità. «Siamo corsi in aiuto di chi era in difficoltà e abbiamo acquistato 5 autotreni di tronchi di Cedro Deodara e di Thuja Plicata». Si tratta di legni pregiati e in qualche modo sacri. La parola Deodara deriva infatti dal sanscrito e significa “legno divino”. Tale era considerato dagli egizi, che lo utilizzavano per costruire i sarcofagi in cui custodire le mummie dei faraoni, Venerato per la maestosità della pianta e l’indistruttibilità del legno, rappresenta un simbolo di fedeltà in amore per i cinesi. E’ citato perfino nell’antico testamento per il suo inconfondibile profumo. «Abbiamo dovuto agire in fretta – racconta Martignago – perché il parco doveva essere liberato nel più breve tempo possibile, in modo che potesse ospitare come da tradizione i mercatini natalizi». Il rischio era che tutte queste piante fossero “cippate”, ovvero macinate, invece che essere utilizzate per lavori di falegnameria di pregio.
L’OBIETTIVO
Che fare ora con tutto questo legno quasi sconosciuto nel nostro territorio e non apprezzato come merita? «Ci piacerebbe che questi legni, poco conosciuti dalle nostre parti, venissero utilizzati dai nostri artigiani per qualche lavoro di arredamento, dal pavimento al rivestimento di pareti e perché no per qualche cucina». La scommessa della famiglia Martignago è dunque quella di non far marcire il legno nei depositi ma di farlo circolare e apprezzare, mantenendo i contatti con la città e la gente di Levico Terme. «La Direzione del Parco ha detto che in futuro saranno messe a dimora nuove piante per far rinascere il meraviglioso Bosco Asburgico. Ci piacerebbe poter avviare una iniziativa che permetta di adottare qualche nuova pianta, organizzando anche degli eventi musicali e artistici».
SUGGESTIVA 
L’area è davvero suggestiva, legata all’impianto termale e allo storico Grand Hotel aperto nel 1905 e ancora attivo. Il parco nasce dalla lungimirante imprenditorialità di Adriano Pollacsek che alla fine dell’800 acquistò 12 ettari di terreno per dare vita ad un elegante bosco oggi purtroppo decimato. Neppure la tromba d’aria del 2002 riuscì a metterlo in ginocchio come è accaduto i primi di novembre. La famiglia Martignago ora è decisa a fare di tutto perché quella zona torni ad essere un’oasi verde di pace e bellezza in cui immergersi e far respirare l’anima.
 
Ultimo aggiornamento: 13 Dicembre, 12:15 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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