Etilometro non tarato: multato, ricorre
e vince. Chiede 25.000 euro di danni

Martedì 26 Giugno 2018 di Claudia Borsoi
foto di repertorio
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VALDOBBIADENE - Multato per guida in stato di ebbrezza, stabilita però da un etilometro risultato non tarato, chiede ora al Comune di Valdobbiadene di essere risarcito con oltre 25mila euro per i danni materiali e biologici patiti dal fermo della patente e dal sequestro del mezzo. Il 19 luglio, nel tribunale di Treviso, si terrà la prima udienza della causa civile.

I fatti risalgono alla precedente amministrazione, dunque a più di quattro anni fa. Nel corso di un ordinario controllo stradale da parte dei carabinieri di Valdobbiadene, R.B. residente nel comune, venne fermato alla guida del suo mezzo e sottoposto a tutti i controlli di rito. Dopo la verifica della patente e del libretto, il valdobbiadenese venne sottoposto all’alcoltest che evidenziò un tasso superiore al limite di legge. A suo carico scattò, oltre ad una sanzione, anche il ritiro della patente e il fermo del mezzo. R.B. subito si affidò ad un legale, ritenendo di aver subito un torto. Fece ricorso contro la multa e il tribunale gli diede ragione. Venne ritirata la sanzione amministrativa e una perizia, eseguita da un consulente tecnico, accertò che l’etilometro non era tarato. I giudici imputarono la responsabilità per la mancata taratura al Comune di Valdobbiadene.

LO STRUMENTO «Quell’etilometro – ripercorre il vicesindaco Pierantonio Geronazzo – era stato dato in prestito ai carabinieri di Valdobbiadene dal Comune, il quale lo aveva ricevuto in dotazione dalla Provincia di Treviso. Stando all’accordo siglato tra Provincia e Comune, il Comune risultava il responsabile di quell’attrezzatura per l’utilizzo, la manutenzione e la revisione. Non esisteva invece alcun accordo tra Comune e carabinieri, a cui l’etilometro era stato dato. Da qui il fatto che la responsabilità sull’apparecchio sia stata imputata al Comune». Dopo che il tribunale ha annullato la sanzione amministrativa, il valdobbiadenese e il Comune hanno cercato di trovare un accordo risarcitorio con una negoziazione assistita, ma il lavoro intrapreso dagli avvocati delle parti non ha portato ad un’intesa.

LA RICHIESTA E così R.B.
ha fatto pervenire in municipio la citazione in giudizio e la richiesta di rimborso dei danni patiti, quantificati in 25.561,82 euro. Ora spetterà al giudice del tribunale di Treviso pronunciarsi in merito. «Quella somma – spiega il vicesindaco – include, oltre alle spese legali che R.B. ha sostenuto, anche i danni materiale e biologico patiti perché, oltre alla patente ritirata, era stato sequestrato il mezzo». Per l’uomo, che opera nel campo edile, il non poter guidare ha comportato anche un danno economico lavorativo e molti disagi per potersi muovere da un cantiere all’altro.

 
Ultimo aggiornamento: 19:09 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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