Il Comune abbatte i vecchi pini
in paese compaiono le epigrafi

Domenica 7 Dicembre 2014 di Annalisa Fregonese
L'epigrafe
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ODERZO - Aveva 98 anni uno dei pini marittimi tagliati in via Riva Monticano.

Ieri mattina intanto, nel bar che si trova accanto all'albero della sophora, in piazza Grande, ha trovato ospitalità l’"epigrafe" realizzata dall'architetto Pasquale Dario insieme a Graziella Camilotto. Si tratta di un quadro ritraente i pini con sotto l'epitaffio: «Ricordiamo i nostri pini qui rappresentati, tagliati il giorno 2 dicembre 2014 dall'amministrazione comunale. Comunichiamo l'accaduto, increduli e addolorati, agli amici della natura».

Sotto già diversi cittadini hanno apposto la loro firma, quasi come fosse un «libro delle condoglianze» che si firma ai funerali. La questione sta appassionando tanti opitergini, il che è già di per sè un segnale significativo di come la città stia a cuore a tante persone.

Due gli schieramenti: chi i pini marittimi li avrebbe mantenuti, adottando degli accorgimenti per metterli in sicurezza e chi, sia pur a malincuore, condivide l'abbattimento perchè le piante potevano pregiudicare la pubblica incolumità. Il sindaco Dalla Libera e il vice sindaco De Luca fanno sapere che «nel corso dei lavori per la realizzazione del nuovo percorso pedonale si è evidenziata la pericolosità dei pini marittimi di via Riva Monticano, confermata da una specifica perizia. In luogo dei vecchi pini, abbattuti per ragioni di sicurezza, sarà collocato un nuovo filare di lecci. Lungo il percorso verrà messa a dimora una nuova siepe». «Dobbiamo attendere il termine dei lavori - aggiunge il sindaco Dalla Libera - il verde ritornerà. I lecci, avendo profonde radici in verticale, non avranno problemi di stabilità». «Al di là delle mere considerazioni - erano da abbattere e tanto ne piantiamo degli altri, che cambia? - se ne va un pezzo di paesaggio storico. Il pino più vecchio aveva 98 anni - osserva l'ingegner Eugenio Luzzu, capogruppo del Partito Democratico -. Chi ha deciso l'abbattimento era conscio di questo? Ha valutato se si poteva ovviare alla paventata deficienza radicale con un sostegno esterno? Se ovviamente si riconosce il valore della testimonianza. Eppoi, non era il caso di indagare prima di eseguire o addirittura progettare sul loro stato di salute? Anche in questo caso la necessità di fare l'intervento ha messo in secondo piano ogni considerazione sulla percezione del paesaggio (operazione Cama docet). Eh sì che sul Piano d'assetto del territorio fatto da questa amministrazione ci sono le istruzioni per l'uso. Un ripassino non farebbe male» conclude.

Ultimo aggiornamento: 8 Dicembre, 14:39 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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