Il patron Texa: «Pronto a vaccinare tutti in azienda, i miei operai tutti d'accordo»

Sabato 20 Marzo 2021 di Mattia Zanardo
Il patron Texa: «Pronto a vaccinare tutti in azienda, i miei operai tutti d'accordo»
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Bruno Vianello, fondatore e presidente di Texa, non ha dubbi: «Dobbiamo vaccinarci tutti e farlo il più presto possibile, solo così il mondo potrà ripartire». E dunque non ha avuto dubbi neppure nel dare la disponibilità a creare un punto di vaccinazione all'interno della sua azienda, leader in Europa nella progettazione e nella produzione di sistemi di diagnostica, 730 addetti nel mondo, di cui 470 in provincia di Treviso. Ha subito aderito al monitoraggio avviato da Confindustria. «Noi siamo pronti: attendiamo le linee guida per l'organizzazione concreta. Nell'avveniristico quartier generale a Monastier, non mancano gli spazi per sale di attesa, inoculazione, osservazione successiva, né per ingressi riservati. Così come è in servizio il medico aziendale.
Perché questa scelta?
«Prima di tutto perché voglio che tutte le persone a me vicine non contraggano il virus. In molti casi è bene seguire la natura, ma in questa circostanza dobbiamo affidarci alla scienza. I vaccini stanno funzionando: senza dubbio bisognerà studiare approfonditamente le cause delle trombosi sospette di cui si è parlato in questi giorni, ma il numero di chi ha avuto complicanze gravi rispetto al totale dei vaccinati è bassissimo».
Le aziende devono contribuire alla campagna di vaccinazione?
«Devono innanzitutto mettersi in sicurezza. Anche in Texa abbiamo fatto molti sforzi in questi mesi per difenderci dal contagio, se non vacciniamo sicuramente potrebbe andare molto peggio. Ma oggi tutto il mondo è in forte difficoltà: per i morti, prima di tutto, ma anche sul piano produttivo, a causa dei problemi di approvvigionamento».
Come si aspetta reagiscano i suoi collaboratori alla richiesta di vaccinarsi?
«Ho fatto anch'io questa domanda a diversi di loro e non ho trovato nessuno contrario. Anzi non vedono l'ora. Certe polemiche mi sembrano assurde: dobbiamo vaccinarci tutti».
Se le chiedessero di mettere a disposizione il vax point anche per i residenti della zona?
«Il primo obiettivo è metterci in sicurezza al nostro interno e non correre altri rischi, ma poi, se serve, siamo pronti a dare una mano. Se il mondo chiama, Texa risponde».
Lei non ha mai delocalizzato ed è sempre stato molto critico verso il trasferimento all'estero di produzioni. Oggi l'Italia e l'Unione europea non sono ancora riuscite a realizzare un vaccino e devono acquistarlo da multinazionali di altri paesi.
«Ci siamo impoveriti nella nostra capacità di realizzare molte produzioni strategiche: i vaccini o, per fare un altro esempio, i microprocessori. Qualcuno pensava si potessero tranquillamente spostare altrove, non è così. E oggi ne paghiamo le conseguenze. Ogni regione del mondo dovrebbe avere una sua autonomia, dipendere da altri è molto rischioso: oggi le guerre non si combattono più con le armi, ma bloccando le forniture. Purtroppo si tende a ragionare come se ci fosse un governo mondiale, invece probabilmente non ci sarà mai. I nostri governanti devono mettere al centro questa questione».
Vede segnali di ripresa?
«Tutti remiamo per la ripresa. Oltre alle difficoltà della pandemia, rispetto all'anno scorso abbiamo un vantaggio: il vaccino, ma anche uno svantaggio: il tempo di approvvigionamento di molte materie prime e, di conseguenza, di molti componenti si è allungato di sette
otto mesi».
 

Ultimo aggiornamento: 16:59 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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