Consoli, 7 ore di interrogatorio
​«Ha dato spiegazioni su tutto»

Sabato 22 Ottobre 2016 di Maurizio Crema
Consoli, 7 ore di interrogatorio «Ha dato spiegazioni su tutto»
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Quasi sette ore di interrogatorio serrato, senza reticenze, nel quale Vincenzo Consoli ha risposto punto su punto ai rilievi dei magistrati romani che l'hanno arrestato all'inizio dell'agosto scorso, un anno dopo le sue dimissioni dal vertice di Veneto Banca. I reati contestati che l'hanno portato ai domiciliari nella sua villa di Vicenza: aggiotaggio e ostacolo alla Vigilanza.

Per l'ex dominus dell'istituto di Montebelluna è stata una giornata campale quella romana. Assistito dai tre avvocati Franco Coppi, Massimo Malvestio e Alessandro Moscatelli, si è trovato di fronte i suoi accusatori, i pm Sabina Calabretta e Stefano Pesci, e anche a cinque ufficiali della Guardia di Finanza di Roma e Venezia, cioè gli inquirenti che hanno sviluppato le indagini partite dall'ispezione della Banca d'Italia del 2013 e dai rilievi Consob del 2014. Il clima viene definito collaborativo, nessun muro contro muro, piena disponibilità a spiegare e grande attenzione ad approfondire. Consoli, 67 anni, ha illustrato da tecnico e con massima disponibilità la sua versione dei fatti, citando numeri, ricordi, nomi e cognomi.

«Tutto si può dire tranne che sia stato reticente - il commento degli avvocati - Consoli ha dato una spiegazione su tutto, si è difeso come un leone». L'ex primo dirigente di Veneto Banca ha dato una lettura dei fatti alternativa a quella della Procura di Roma, della Banca d'Italia e della Consob: secondo Consoli, che in alcuni documenti si era definito anche un capro espiatorio, il suo operato in questi quasi vent'anni di regno sarebbe stato sempre improntato al rispetto delle regole. Il crollo della banca di questi ultimi due anni - con le azioni di 88mila soci precipitate da 40,75 euro a 10 centesimi - sarebbe da imputare sostanzialmente alla legge del governo Renzi che ha obbligato l'istituto alla trasformazione in spa. Anche i famosi prestiti baciati - cioè i finanziamenti ai soci o ai potenziali azionisti per acquistare azioni dell'istituto - sarebbero da ridimensionare decisamente e sarebbero una pratica ritenuta regolare dalla stessa Banca d'Italia fino al 2014.

«Abbiamo lasciato una corposa memoria di 79 pagine, dove abbiamo risposto punto su punto agli otto capi di imputazione - spiegano gli avvocati di Consoli - Consoli ha dato una visione dei fatti assolutamente legittima e alternativa a quella della Procura. E non abbiamo avanzato nessuna richiesta ai pubblici ministeri». In settembre la richiesta di tornare in libertà e il dissequestro dei 45 milioni (molti di meno quelli realmente vincolati a lui e alla moglie) erano state rigettate dal tribunale di Roma.

In questo nuovo interrogatorio è stata depositata solo una nuova memoria difensiva, uno studio approfondito che analizza l'andamento della azioni e delle attività di diverse altre Popolari negli ultimi anni, dal price book value, al roe, alle sofferenze, agli incagli, uno studio ricavato dai vari bilanci.

Con Consoli sono indagate altre 14 persone che hanno tenuto le redini di Montebelluna tra il 2013 e il 2014, un anno prima dell'azzeramento del valore delle azioni e l'ingresso del fondo Atlante, che ora ha il 97,64% del capitale. Tra questi, gli ex presidenti Flavio Trinca e Francesco Favotto, e con loro ex componenti del collegio sindacale e dirigenti di fascia alta. Il 16 novembre l'attuale cda capitanato da Beniamino Anselmi ha convocato i soci per deliberare l'azione di responsabilità verso gli ex vertici. Gli avvocati di Consoli si sono detti pronti a tornare a fornire ulteriori precisazioni ai pm e a nuovi interrogatori mentre l'inchiesta si dovrebbe chiudere al più tardi a inizio del 2017. Consoli, assistito da uno studio milanese, ha fatto ricorso anche ai rilievi della Consob di pochi mesi fa.
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