Il concerto punk nel centro sociale preoccupa Conte: «Non potete farlo»

Sabato 15 Dicembre 2018 di Paolo Calia
Il concerto punk nel centro sociale preoccupa Conte: «Non potete farlo»
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TREVISO - La diffida è stata mandata: il concerto in programma questa sera nel centro sociale Django, dentro l'ex caserma Piave, non si deve fare. Il programma prevede l'esibizione degli Sham 69, gruppo Punk inglese con un grande seguito tra gli appassionati del genere. E quella di Treviso sarà anche l'unica data in Veneto, presumibile quindi che ci sarà un grande interesse e un grande afflusso. Il sindaco Mario Conte tenta però di mettersi di traverso. Eventi del genere, per di più a pagamento, non sarebbero previsti dalla convenzione firmata con l'associazione Open Piave. E Conte, su questo tasto, batte parecchio: «Ho ufficialmente diffidato dall'organizzare questo evento - scandisce - e richiamato al rispetto di quanto prevede la convenzione firmata con Open Piave. E i concerti, a pagamento, non sono previsti».
 
SEVERITÀConte ha deciso di usare il pugno di ferro, evitando però lo scontro diretto. Il tanto invocato, da destra, sgombero non è possibile: l'attività all'interno dell'ex caserma è regolata dalla convenzione a cui aderiscono tante associazioni, non solo Django. Inoltre il progetto di sviluppo e riqualificazione urbana è importante e non si dovrebbe correre il rischio di buttare via tutto. Ma Django, il centro sociale che ha dato via a tutto occupando abusivamente l'ex caserma e poi tenendo duro fino a strappare la convenzione alla precedente amministrazione, resta l'obiettivo della giunta Conte. E l'unico punto veramente attaccabile è, appunto, la convezione. Che, in queste ore, viene passata al setaccio dall'avvocatura civica. A favore di Conte giocano le sanzioni staccate dalla Polizia locale. Gli agenti della sezione Commerciale hanno fatto un lavoro meticoloso: per tre sere sono entrati in borghese registrando infrazioni in ambito fiscale, amministrativo e di sicurezza. Totale: multe per circa 20mila euro.
SOTTO OSSERVAZIONEE adesso arriva il concerto di questa sera, tenuto particolarmente sotto osservazione e non solo dalla Polizia locale. Anche dal fronte della politica gli attacchi non mancano. Davide Visentin (Lista dei Quartieri) sull'argomento è severissimo: «Da amministratore e da cittadino - dice - mi chiedo se le misure di sicurezza sono state adottate visto il grande afflusso di persone che verosimilmente ci sarà. Alla luce di quanto accaduto in provincia di Ancona nello scorso week end, possiamo permetterci lo svolgimento di un concerto di tal genere in una location abusiva e senza misure di sicurezza rispettate? Le nuove regole sancite lo scorso anno dal capo della Polizia Gabrielli sono molto stringenti e prevedono che sia le forze dell'ordine sia gli organizzatori si attivino per garantire la sicurezza, e se tali regole non possono essere rispettate». Per Visentin l'evento avrebbe dovuto essere annullato e si pone anche delle domande: «Quant'è la capienza di quel posto? Chi l'ha decretato? Chi controlla che venga rispettata? Le vie di fuga esistono? I parcheggi sono monitorati? È controllata la vendita di alcolici ai minorenni? È garantita la sicurezza delle apparecchiature utilizzate e dell'impianto elettrico? E le misure antincendio? L'associazione Open Piave, infine, come si è tutelata affinchè tutto avvenga senza problemi per l'incolumità delle persone?». Anche il sindaco Conte pone l'accento sull'inadeguatezza dei locali: «Non so che autorizzazioni abbiano - dice - eventi come questi devono passare per la Commissione Pubblici Spettacoli e non mi pare che sia stato fatto. Le cose vanno fatte secondo le regole, che tutti devono seguire».
LA DIFESAI ragazzi del Django ribattono che questi sono solo attacchi politici. Non avendo alcun tipo di aiuto economico, sottolineano, l'unico modo per avere risorse da investire nel recupero della struttura è organizzare qualche evento. E ricordano che l'ex caserma Piave è diventata un centro di tante attività e integrazione, con programmi e progetti specifici. «Fin dal suo inizio - dice Luigi Calesso, di Coalizione Civica - la storia di iniziative culturali, sociali, politiche del Django non risponde ai canoni delle attività gradite al potere perché è cominciata con un momento di conflitto». Un conflitto destinato ad acuirsi.
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