Chiusa la "caccia" agli investitori
Lunedì fissato il prezzo delle azioni

Giovedì 26 Maggio 2016
Chiusa la "caccia" agli investitori Lunedì fissato il prezzo delle azioni
È stata la domanda più riccorrente tra i soci di Veneto Banca in questi ultimi mesi: quanto valgono oggi le azioni del gruppo montebellunese? Tra poco più di quarantotto ore il quesito dovrebbe trovare una prima risposta. Lunedì infatti verrà fissata la forchetta di prezzo per l'aumento di capitale. Terminato il pre-marketing, ovvero il primo «sondaggio» tra i possibili investitori professionali, avviato lo scorso 20 maggio, il dossier con i «riscontri» raccolti arriverà sul tavolo del consiglio di amministrazione. E su quella base i vertici dell'istituto trevigiano sono chiamati a stabilire l'intervallo di importi a cui verranno offerte le nuove azioni emesse per la ricapitalizzazione da un miliardo di euro, a servizio della successiva quotazione in Borsa.
A ieri, dopo cinque giorni di incontri, secondo indiscrezioni, erano avvenuti circa 250 colloqui con società o operatori della finanza, in prevalenza fondi di vario tipo. Qual è stata l'accoglienza? Difficile dirlo, allo stato attuale, ancor più complesso prevedere quanti di questi contatti potranno tradursi in concrete manifestazioni di interesse e, poi, in vere e proprie «prenotazioni».
Argomenti a sfavore di un impegno, secondo diversi analisti, sarebbero la mole di crediti deteriorati in pancia a Veneto Banca (circa 7,7 miliardi di euro), la bassa redditività e il calo di correntisti e depositanti in atto in questi mesi. Gli stessi tecnici delle banche del consorzio di garanzia dell'aumento, negli studi presentati ai potenziali investitori, hanno giudicato troppo ottimistiche le previsioni del piano industriale messo a punto dal direttore generale (ed ex amministratore delegato) Cristiano Carrus. Citi, ad esempio, stima un utile di 56 milioni di euro nel 2018, a fronte dei 152 a cui punta il management. Di contro, ad attirare verso l'ex Popolare, una volta consolidata, possono giocare il radicamento in aree ancora di elevato valore e la possibilità di sinergie. Ragionamenti che di certo si stanno compiendo anche ai piani alti di Ubi Banca: il gruppo di Bergamo, nei giorni scorsi, era stato indicato come interessato ad un possibile intervento, alla pari di Bper. Pronta la secca smentita di qualsiasi coinvolgimento nell'aumento di capitale: «Non vi è alcun dossier aperto riferito a Veneto Banca», ha ribadito ieri una nota diffusa dell'istituto. E scettico su una simile operazione rimane anche il mercato. In primo luogo, perchè l'esborso di cassa necessario rischierebbe di intaccare gli stessi indici patrimoniali di Ubi. Più verosimile, che la banca guidata da Victor Massiah si possa muovere una volta che a Montebelluna abbiano messo definitivamente a posto i conti. Chi non metterà soldi nelle banche venete, né ora, né nel prossimo futuro, invece, è il gruppo Benetton. O meglio Edizione, la holding di famiglia. Il presidente Gilberto Benetton, rispondendo a margine dell'assemblea di Autogrill, ha assicurato di non essere stato contattato ed ha tagliato corto: «Se lo fossimo, diremmo no. Non è chiaro il futuro in questo mondo. Non ci pensiamo proprio». Edizione, ha rimarcato l'imprenditore trevigiano, guarda ad investimenti «in società buone ed internazionali». Insomma, ben lontano dal risiko bancario veneto.
Ultimo aggiornamento: 27 Maggio, 13:13 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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