Duplice omicidio di Castagnole, la verità dei periti: «Miglioranza uccise moglie e amica in 17 minuti»

Mercoledì 10 Gennaio 2024 di Maria Elena Pattaro
LA TRAGEDIA La casa di Castagnole dove hanno perso la vita Franca Fava e Fiorella Sandre

PAESE - «Avrebbe fatto tutto da solo in 17 minuti, usando benzina e “diavolina». È il tempo che Sergio Miglioranza, 72enne, avrebbe impiegato per incendiare la sua abitazione di Castagnole la notte del 10 giugno 2020. Nel rogo doloso morirono la moglie Franca Fava, 68 anni e l’amica Fiorella Sandre, 74. È quanto emerge dalla super perizia sulla dinamica dell’incendio eseguita dai due consulenti della Corte d’Assise, l’ingegner Arnaldo Bagnato e il dottor Alberto Sturaro. I due esperti ne hanno illustrato le conclusioni ieri mattina nel corso del processo a carico dell’anziano. Miglioranza, presente in aula, è accusato di duplice omicidio volontario pluriaggravato e premeditato, incendio doloso, tentata truffa ai danni dell’assicurazione e violazione dei sigilli apposti sul terreno della tragedia.

IL PIANO

Secondo i periti, l’incendiario avrebbe preparato 11 punti di innesco: «nove esterni all’abitazione e due al primo piano». Si sarebbe servito di blocchetti accendi fuoco e di benzina. Ma anche di bombole di gas. Il materiale accatastato attorno e dentro alla casa avrebbe fatto da combustibile trasformando l’edificio in una prigione letale. La temperatura avrebbe toccato punte di 967 ° C. Il piromane avrebbe azionato prima gli inneschi esterni per poi salire al primo piano attraverso il ballatoio e appiccare fuoco ai due focolai del corridoio. Infine sarebbe uscito dall’edificio, mentre le due donne chiedevano aiuto. Il tutto in 17 minuti, senza essere visto: 11 per dare fuoco al retro, 3 per innescare i focolai al primo piano e altri 3 per spostare e aprire le bombole sull’altro fronte esterno.

LE TEMPISTICHE

Poteva farcela un anziano come Miglioranza? Secondo i periti sì. «Nella prima tratta, relativa agli inneschi posizionati sul retro, abbiamo calcolato una velocità di spostamento di 20 centimetri al secondo - ha spiegato l’ingegnere - è un passo lento, che equivale al doppio di quello di una tartaruga che corre. Nella zona del porticato, più esposta agli sguardi delle occupanti, abbiamo calcolato invece una velocità di 60 centimetri al secondo, un passo più veloce ma compatibile con l’azione di una persona sola». «L’incendio si è sviluppato in tre momenti diversi, non in simultanea» hanno precisato, confutando la perizia della difesa. Secondo i consulenti della Corte è altamente improbabile anche la teoria della difesa secondo cui sarebbero stati utilizzati 20 litri di accelerante per ogni punto di innesco. «Questo piano avrebbe richiesto l’azione coordinata di più complici, con il rischio di essere fermati durante il trasporto del liquido e di non garantirsi le vie di fuga in caso di inneschi simultanei». Conclusioni completamente opposte a quelle della difesa che in una delle scorse udienze aveva sostenuto che sarebbe stato impossibile per una persona sola innescare un rogo del genere. «In base alla ricostruzione dei periti, il mio assistito avrebbe architettato un piano diabolico e accurato - commenta il difensore, l’avvocata Rossella Martin -.

Non mi sembra il caso di Miglioranza».

Ultimo aggiornamento: 11 Gennaio, 08:46 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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